Nessuno continua a parlarne ufficialmente, nel bel mezzo della campagna elettorale, pena un immediato tracollo nei consensi. Eppure, nel silenzio delle principali forze politiche che fingono di non sapere né vedere, il governo sta preparando un piano per far fronte alla crisi energetica che prevederà anche nuove regole sull’utilizzo del riscaldamento domestico: i termosifoni andranno accesi una settimana dopo e spenti una settimana prima rispetto al passato, nelle case come negli uffici. Per risparmiare energia, contrarre i consumi e diminuire, quindi, la spesa.
Come rivelato da Repubblica, la contromisura sarebbe tra quelle “che il governo sta studiando in un piano di risparmio energetico composto da diversi scenari. Se attuata, farebbe slittare di una settimana l’accensione, che nelle diverse aree d’Italia è scansionata tra il 15 ottobre e l’1 dicembre. Per i privati arriverà, come già per il pubblico, un abbassamento di almeno un grado (da 20 a 19) delle temperature, con l’indicazione di tenere accesi i caroliferi un’ora in meno al giorno.
Indizi di un possibile stop all’uso libero dei termosifoni sono d’altronde già arrivati nei giorni scorsi nelle indicazioni di consumo per il prossimo anno termico, che l’Acquirente Unico sta inviando agli operatori sulla base di un algoritmo dell’Arera: si indicano per ottobre consumi di metallo allineati agli attuali, quindi poco influenzati dalla consueta accensione dei termosifoni. Che qualcosa stia bollendo in pentola, quindi, è evidente.
Il ministro Roberto Cingolani è al lavoro da settimane su un piano che, sempre stando a quanto riportato da Repubblica, dovrebbe prevedere nelle prime settimane di freddo (con l’arrivo dell’autunno) soltanto delle raccomandazioni agli italiani sul calo delle temperature nelle case. Un invito, senza obbligo. Destinato invece a scattare nel peggiore degli scenari, con la Russia a interrompere le forniture o limitarle drasticamente.
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