Ancora tensioni e proteste a Foggia, dove alcuni agricoltori insieme ai rappresentanti di categoria si sono riuniti sotto la Camera di Commercio per manifestare il loro scontento di fronte all’ennesimo tentativo di abbassare il prezzo del grano e alla totale assenza di tutele nei confronti della feroce concorrenza straniera. Un’iniziativa che segue quanto accaduto nei giorni scorsi, quando un tentativo di trovare un punto di incontro era fallito, con tanto di abbandono da parte di Coldiretti del tavolo al quale si erano seduti anche gli industriali.
Oggetto del contendere è il prezzo del grano, che il mondo agricolo vorrebbe aumentato trovandosi di contro a far fronte ai tentativi di diminuirlo ulteriormente. Il presidente della Cia di Foggia Michele Ferrandino aveva definito improponibili gli attuali costi di produzione, circa 800 euro per ettaro. Michele Letizia, dirigente di Coldiretti e membro della commissione prezzi del grano, era a sua volta andato all’attacco: “Questo continuo calo di prezzo, per un grano di ottima qualità, è dovuto all’importazione di grano estero (maggiormente grano canadese), pagato molto meno ma che non ha paragoni con il grano italiano. Questo viene nazionalizzato e finisce sulle nostre tavole come se provenisse dalle nostre aziende, quando in realtà arriva da oltre i confini”.
A testimonianza della situazione di estrema difficoltà, Coldiretti Puglia aveva diffuso dati sull’aumento di importazioni dall’estero pari al 59% nel primo trimestre del 2020 e del 34% nel secondo. Il tutto in una Regione, la Puglia, che è la principale produttrice italiana di grano duro con 346 mila ettari coltivati e 9.900 quintali prodotti. E dove, però, il settore agricolo continua a essere in uno stato di forte agitazione
Attraverso le pagine del Paragone avevano in passato già lanciato la proposta di esporre in bella mostra sulle confezioni la provenienza del grano, in modo da far sapere con esattezza al cliente la provenienza del prodotto che sta acquistando. Un meccanismo prezioso per tutelare le nostre eccellenze da una concorrenza sleale che rischia di mettere in ginocchio settori già alle prese con i devastanti effetti della crisi economica. E che al momento si sentono abbandonati a sé stessi da uno Stato invisibile.
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