Una prova che continua a far discutere e sulla quale, a distanza di tempo, manca ancora chiarezza. Con i candidati a sottolineare le tante, troppe irregolarità con cui l’esame si è svolto. Nel mirino, il concorso per bandito nel 2018 per 330 posti di uditore giudiziario, come è chiamato il magistrato “praticante”, e che si è svolto a giugno del 2019. E sul quale, però, due partecipanti rimasti poi esclusi dalla selezione continuano a sollevare pesanti dubbi. Un lungo elenco di anomali che comprenderebbe prove scritte in stampatello, elaborati con righe bianche lasciate appositamente in modo schematico come segno di riconoscimento, errori nella prova da affrontare. Chi più ne ha, insomma, più ne metta.
Non è la prima volta, d’altronde, che un esame per diventare magistrato è accompagnato da accuse e polemiche. Panorama ha ricordato in questi giorni l’esempio della prova del 1992, al termine della quale uno dei candidati, Pierpaolo Berardi, presentò una lunghissima sequela di ricorsi sostenendo che ci fossero state pesanti irregolarità. Una battaglia legale ancora in corso, nonostante siano passati ormai oltre vent’anni, eletta col tempo a perfetto esempio di come sia ancora impossibile, nel nostro Paese, avere giustizia. Anche nel 2011, in occasione di un’altra selezione, tre candidati denunciarono come la commissione avesse dettato le soluzioni ad alcuni presenti.
E ancora: sotto accusa erano finiti anche gli esami del 2008 e quello del 2015, a conferma di un trend quanto meno pericoloso. Infine quella del 2019, per la quale due candidati hanno denunciato errori di ogni tipo, a partire da quelli di ortografia fino ad arrivare a veri e propri schemini forniti ad alcuni candidati, un modo non troppo velato per suggerire le risposte corrette. A chiedere chiarezza in merito era stato anche Pierantonio Zanettin, membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura e attuale deputato di Forza Italia. Anche in questo caso, però, tutto era naufragato contro un muro di silenzio.
Il ministro per la Giustizia Alfonso Bonafede, intervenuto sulla vicenda, ha spiegato di non avere potere in merito. Il tutto nonostante lo stesso Zanettin gli abbia ricordato come la legge sui concorsi preveda che proprio il ministro per la Giustizia possa “intervenire in seno alla commissione d’esame ogni qualvolta lo ritenga opportuno, e ha facoltà di annullare esami nei quali siano avvenute irregolarità”. Il Tar da par suo ha sospeso il ricorso sostenendo che le decisioni della commissione, “per quanto opinabili, non siano palesemente irragionevoli, immotivate o disarticolate dai criteri di valutazione predisposti”. Tutti se ne lavano le mani, insomma, ancora una volta. E ai candidati non resta che sperare in qualche magistrato disposto a indagare sul concorso per magistrati.
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