Mario Draghi è riuscito a fermare anche il Superbonus e lo ha fatto per un motivo ben preciso, anche se tra i media mainstream, quelli che osannano l’ex presidente della Bce a ogni passo, nessuno ne parla apertamente. A puntare il dito contro il premier è stato Gianluigi Paragone, fondatore e leader di Italexit nonché tra le poche voci fuori dal coro in questi mesi in cui l’Ue, le tv e i giornali hanno fatto di tutto per convincere gli italiani della bontà del “governo dei migliori”. Una narrativa decisamente scostata dalla realtà.

“Il Superbonus è stato fermato perché Draghi non può tollerare l’idea di una moneta fiscale – ha spiegato Paragone su Facebook, fermo di fronte a un edificio interessato dai lavori – e il Superbonus, con la cessione multipla del credito, di fatto lo è. Il Superbonus stava iniziando a performare bene e quindi stava sbloccando un settore nevralgico per l’economia italiana come quello dell’edilizia, che stava riprendendo e che ha sempre fatto da traino per altri settori”.

“Come ha fatto Draghi a stoppare la norma? – ha poi spiegato Paragone – Perché la legge è stata costruita male, dopo un buon approccio è stata toccata e ritoccata fino a consentire al premier di trovare del marcio e intervenire. Il Movimento Cinque Stelle, che si è appropriato dell’idea del Superbonus, ha fallito un’altra volta per mancanza di coraggio: ha sempre dato a questa norma un orizzonte temporale breve, con proroghe di anno in anno. Se avessero voluto blindare il Superbonus potevano introdurre una scadenza almeno a 3 anni, se non a 5”.

“Con un orizzonte più ampio – ha concluso Paragone – si sarebbe innescato un meccanismo virtuoso garantito proprio dalla dalla pluriennalità. Invece così le imprese vengono esposte al rischio di trovarsi col cerino in mano, perché il sistema bancario può frenare di colpo e mandare a sbattere gli imprenditori per bene e i cittadini. Poi c’è il problema del rincaro e della difficile reperibilità delle materie prime, tra le quali l’acciaio. Bisogna recuperare il senso della moneta fiscale e ripartire col Superbonus, disincagliando tutte le situazioni di difficoltà causate da Draghi e riscrivendo il provvedimento, con un orizzonte più lungo. Se parte l’edilizia anche il sistema bancario torna a essere più sano, tornando sull’economia reale”.
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