Cosa succederà nei prossimi mesi, una volta accantonata l’estate e con la crisi economica ancora a gravare sulle teste dei vari Paesi d’Europa, pronta ad acuirsi ulteriormente in caso di nuovi lockdown? Difficile dirlo, in clima di grande incertezza come questo e con tante variabili in gioco. Quel che è ormai pressoché scontato è che l’Italia sarà legata ai diktat che arriveranno da Bruxelles, dopo aver accettato il Recovery Fund come manna dal cielo e con il Mes ad aleggiare ancora tra le insistenze di una parte del governo sempre più nutrita. Scelte discutibili, quelle portate avanti dal premier Giuseppe Conte. E che potrebbero però avere come risultato, o almeno spera il diretto interessato, quello di far passare agli occhi dei grandi d’Europa l’Avvocato come difensore dello status quo e per questo intoccabile. Staremo a vedere.
In un momento in cui l’economia fatica a rimettersi in moto e la disoccupazione è frenata dal divieto di licenziamenti, che non potrà durare per sempre, a tenerci in ostaggio potrebbero essere le agenzie di rating: dovessero tagliare ulteriormente la nostra affidabilità, i nostri Buoni del Tesoro si trasformerebbero in “spazzatura”, con conseguenze a catena estremamente pericolose. I rischi, però, sono anche sul fronte bancario. A ipotizzare scenari non troppo rassicuranti è stato Panorama, che ha ricordato la Banca centrale europea in queste settimane sta continuando a comprare proprio i Btp italiani in gran quantità. Da settembre, però, le cose potrebbero cambiare.
Il board della Bce guidato da Christine Lagarde si riunirà tre volte tra settembre e novembre 2020 e l’Italia dovrà guardare con grande attenzione a tutti gli appuntamenti: in caso di segnali di ripresa nell’Eurozona, infatti, “gli acquisti di titoli pubblici da parte della Bce prima rallenteranno e poi si fermeranno. E lo spread schizzerà alle stelle, se non avremo agganciato la ripresa”. L’Italia dovrà rialzare la testa insieme agli altri Paesi Ue, insomma, senza rimanere indietro. Altrimenti, con i rubinetti europei ormai chiusi, le strade percorribili saranno poche.
In uno scenario del genere non è da escludere che, alla fine, a guadagnarci siano i soliti noti: Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri. Che avrebbero gioco facile a far passare la linea del “ricorso necessario al Mes” legando così ulteriormente l’Italia alla troika e loro stessi a poltrone importanti, benedette dall’Ue. Una scelta ben precisa. “Come testimoniato dall’aumento di depositi e dal successo delle aste di Bot e Btp programmate prima del coronavirus – spiega ancora Panorama – i soldi in Italia ci sono. Ma anziché chiederli a investitori e risparmiatori con programmi e riforme coerenti, il governo preferisce che la crisi esploda in inverno per poi chiederli all’Europa”.
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