Ricordate la promessa di un introito di 9 miliardi che sarebbe servito a ridurre le bollette dei cittadini italiani? Beh, anche stavolta Draghi e il suo governo non si sono smentiti: era solo fuffa. Di quei 9 miliardi il governo ne ha incassato solo 1. Si trattava della tassa sugli extraprofitti delle società energetiche. Ma, come spiega Repubblica, “finora la gran parte delle imprese ha deciso di non pagare e di fare ricorso. Ma il decreto Aiuti di agosto ha inasprito, di molto, controlli e sanzioni e ha anticipato al 31 agosto il termine per mettersi in regola con l’acconto, pagando una sanzione limitata. Nelle stime del Tesoro quell’acconto doveva portare a giugno 4,2 miliardi: se n’è incassato soltanto uno, ne mancano più di 9 dei 10,5 stimati. Se ora tutte le aziende si ‘ravvedessero’, potrebbero portare allo Stato – sanzioni incluse – oltre 3,5 miliardi. Difficile si arrivi a tanto”. (Continua a leggere dopo la foto)
Si legge su Open: “La metà degli introiti, 5 miliardi, sarebbe arrivata dalle aziende medie e piccole. Il resto dai colossi come Eni ed Enel. Ma di miliardi in cassa alla fine ne è arrivato soltanto uno. Tra i ricorrenti ci sono aziende petrolifere come Kuwait Petroleum (Q8), Ip, Esso e Engycalor entrambe controllate da ExxonMobil. C’è anche Acea Energia Spa, la municipalizzata di Roma. E anche Engie Italia Spa, multinazionale francese di luce e gas”. In tutto a fare ricorso davanti al tribunale amministrativo regionale del Lazio sono state una ventina di aziende. “Alzare la tassa al 100%, per redistribuire i profitti non solo di chi produce energia, ma anche a settori come banche e farmaceutica”: questa la proposta fatta da Maurizio Landini in un’intervista a Repubblica. Intervista che ha generato un terremoto di commenti su tutti i fronti. (Continua a leggere dopo la foto)
A favore dell’estensione ai settori farmaceutico e assicurativo si dicono anche il M5s e Articolo 1. Europa Verde e Sinistra italiana chiedono a Draghi di “redistribuire immediatamente sui conti correnti di famiglie e imprese i 50 miliardi di extraprofitti delle società energetiche”. “Nessuna preclusione a estendere la tassa – dice il Pd Antonio Misiani – ma il problema è far pagare chi dovrebbe farlo e agire intanto in maniera strutturale con un meccanismo di prezzi amministrati e la separazione dei prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas”. (Continua a leggere dopo la foto)
Se ci si sposta verso il centro però già i toni cambiano: “Non condividiamo – dichiara Luigi Marattin, deputato Iv e candidato del Terzo polo – l’approccio sovietico di Landini, che vuol espropriare chiunque fa profitti superiori a quelli che lui giudica normali. Ma sul comparto energetico siamo a favore di un’addizionale Ires temporanea per tutelare famiglie e imprese più vulnerabili”. Maurizio Leo di FdI invece dichiara: “Oggi la tassa è parametrata sull’Iva, ma bisogna cambiare la base imponibile, colpire il vero extraprofitto, e dunque riferirla al bilancio, per individuare solo il profitto relativo all’energia. A quel punto possiamo discutere un’aliquota anche oltre il 25%, portarla ad esempio al 50%”. Dalla Lega Federico Freni attacca Draghi e avverte: “Bisogna limitare la tassa all’energia per evitare il rischio che con l’estensione ad altri settori, proposta da Landini, si trasformi in una patrimoniale”. (Continua a leggere dopo la foto)
Draghi sul tema ha sempre mostrato grande determinazione, dicendosi pronto, dopo la stretta di agosto, anche a intervenire ancora per indurre le aziende a pagare. Spiega Repubblica: “Ma dal governo dicono che è difficile immaginare di aumentare ora un’aliquota che già si fa fatica a incassare. Dunque si attende di capire quanto le aziende pagheranno alla scadenza del 31 agosto. Per poi eventualmente sommare quella cifra al gettito extra incassato dallo Stato durante l’estate (i margini precedenti sono stati già usati per il decreto di agosto). E capire se ci sono soldi da spendere per un nuovo intervento di emergenza”. (Continua a leggere dopo la foto)
Per rafforzare i crediti d’imposta alle aziende, gli sconti sulle voci fiscali che compongono le bollette, pacchetti di energia a prezzi calmierati, prorogare il taglio delle accise sulla benzina, finanziare cig straordinaria per le imprese. Servono tra i 10 e i 15 miliardi. “Oggi a Palazzo Chigi dovrebbe iniziare una serie di riunioni tra il premier e i ministri per decidere se e come agire. La cautela è molta. Non è affatto detto che un provvedimento arrivi in Consiglio dei ministri già in settimana, anche perché prima della fine del mese è difficile fare i conti sulle risorse”. “Se vorrà, lo farà il futuro governo”, si smarcano da giorni a Palazzo Chigi, interpretando il Draghi pensiero.
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