Mentre sulle prime pagine delle testate di tutto il mondo si iniziano a leggere indiscrezioni circa un possibile accordo di pace tra Russia e Ucraina per mettere fine al conflitto, dalle nostre forze armate arriva un nuovo allarme, dopo la circolare dello Stato maggiore dell’esercito che già aveva fatto pensare al peggio nelle scorse ore. Il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare Luca Goretti, infatti, in audizione di fronte alla Commissione Difesa in Parlamento ha voluto ribadire nelle scorse ore: “Basta un niente per ritrovarci in guerra”.
Come raccontato da Alessandro Da Rold sulle pagine della Verità, a dar fuoco per primo alle polveri era stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che in un’intervista a La7 aveva spiegato come “il nostro esercito è preparato ma non vogliamo la guerra. Non possiamo impegnare i nostri soldati sul campo in Ucraina ma sosteniamo gli ucraini”. Il tutto dopo che a fine febbraio Mario Draghi aveva annunciato che il nostro Paese era pronto a mettere in campo 3.400 militari per rinforzare le difese del fianco orientale della Nato.
Ma gli ultimi toni allarmistici del generale Goretti, che ha parlato del rischio di un allargamento del conflitto che potrebbe coinvolgere anche l’Italia, non sarebbero stati particolarmente apprezzati dai vertici dell’esercito, così come il gran clamore suscitato dalla circolare con cui si chiedeva di valutare con attenzione le richieste di congedo anticipato e provvedere al raggiungimento dei massi livelli di efficienza di elicotteri e mezzi cingolati. Un testo che sembra sottolineare, per come è stato riportato, quanto impreparato sia al momento il nostro Paese in caso di guerra.
Secondo Repubblica nel 2020 su 95 mila militari soltanto 2.698 hanno preso parte a esercitazioni belliche, mentre altri 8.000 si sono occupati di strade sicure. Dati sulla base dei quali l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Leonardo Tricarico ha tuonato: “In questi anni abbiamo assistito a una deriva inesorabile nell’utilizzo dei militari in modo non conforme alla loro natura. Abbiamo avuto molti più soldati impegnati nelle strade che nelle attività addestrative”.
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