x

x

Vai al contenuto

Casi non tracciati e dati già vecchi: la divisione in fasce non convince gli esperti

Pubblicato il 06/11/2020 11:23

Polemiche, accuse, proteste rabbiose. E una sensazione di incertezza destinata a durare nei prossimi giorni, quelli che vedranno la colorazione delle Regioni, secondo lo schema adottato dal governo, a rischio cambiamento. Entro domenica 8 novembre, infatti, il monitoraggio della Cabina di regia dell’Istituto Superiore della Sanità potrebbe modificare la situazione attuale, nel frattempo segnata da pesanti lamentele. Tra le situazioni da tenere sotto controllo quella del Veneto, attualmente “giallo con riserva” visto l’evolversi della situazione, e della Liguria, pronta a passare dal giallo all’arancione appena i dati raccolti sul territorio saranno completi. Il sistema scelto da Conte & co., però, continua a non convincere gli esperti.

Casi non tracciati e dati già vecchi: la divisione in fasce non convince gli esperti

Secondo gli analisti, infatti, alcune Regioni (tra le quali la stessa Liguria) al momento si sarebbero salvate grazie a dati incompleti, che non hanno permesso di identificarne correttamente lo status. La divisione effettuata in prima battuta, dunque, potrebbe essere presto stravolta, nella speranza che un secondo intervento sia più azzeccato. Da tenere sott’occhio anche la Campania, che in molti si sono stupiti di non trovare subito in fascia arancione, vista la situazione. Ma i criteri stessi con cui vengono decise le zone continuano a essere nel mirino di chi sostiene la fallacità del sistema.

Casi non tracciati e dati già vecchi: la divisione in fasce non convince gli esperti

21 i parametri presi in considerazione al momento di tracciare le linee, tra i quali l’incidenza dei casi dei casi per 100 mila abitanti. Prendiamo il Veneto, per esempio, dove è di 287,3. Tanti i focolai attivi nella Regione, 3.347, con oltre 4.500 casi non tracciati. Non preoccupa, invece, lo stato delle terapie intensive e degli ospedali in generale, al momento ancora in grado di gestire la situazione. Tutto chiaro? Macché. I numeri sono già considerati vecchi, superati. L’Agenzia sanitaria nazionale delle Regioni (Agenas) sottolineava come in realtà la situazione fosse già parecchio peggiorata all’interno delle strutture rispetto all’ultima rilevazione. Inserire il Veneto tra le aree con minori restrizioni necessarie, dunque, sarebbe un grave errore.

Casi non tracciati e dati già vecchi: la divisione in fasce non convince gli esperti

Discorso simile può essere fatto per la Campania o la Liguria, dove è l’incompletezza dei dati, nel frattempo nemmeno più attuali, a far discutere. Il prossimo monitoraggio dovrebbe permettere di avere un quadro più completo e aggiornare la situazione, ma la paura degli analisti è che la rincorsa sia sempre in affanno. Se non si riuscirà ad avere sotto mano numeri aggiornati e completi in maniera quotidiana, la divisione potrebbe continuare a rivelarsi fallace. Alimentando rischi e polemiche, con tanti governatori e rappresentanti delle categorie già all’attacco di Conte per le scelte effettuate.

Ti potrebbe interessare anche: L’Italia nella morsa degli usurai: il dramma invisibile di cui nessuno parla