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Carmine America e quell’amicizia con Di Maio più forte di tutto, anche del conflitto di interessi

Pubblicato il 23/04/2020 10:28

Il cerchio magico di Pomigliano d’Arco, quello del quale fanno parte i fedelissimi di Luigi Di Maio tutti destinati, prima o poi, a brillanti carriere, ha una forza ormai assodata, enorme. Al punto da prevalere su ogni altro tipo di logiche, anche quelle più opportune, in seno a un Movimento Cinque Stelle ridotto ormai all’ombra di sé stesso. La conferma, qualora servisse, arriva dalla nomina di Carmine America nel consiglio di amministrazione di Leonardo. Una scelta parsa alquanto inopportuno, e non tanto perché parliamo dell’ennesimo ex compagno di scuola di Di Maio, quanto piuttosto per un evidente conflitto di interessi sul quale gli esponenti pentastellati hanno preferito far finta di non vedere.

Carmine America e quell'amicizia con Di Maio più forte di tutto, anche di un conflitto di interessi

America è infatti il suocero di Angelo Fornaro, padre della moglie Teresa e imprenditore sessantenne amministratore unico di Ar.Ter, società a responsabilità limitata che opera nel settore della meccanica e dell’aeronautica. Il genero avrà ora un ruolo chiave in un colosso del settore, Leonardo appunto, controllato dal Ministero dell’Economia che ne detiene il 30% delle quotazioni. Ar. Ter., attraverso il proprio sito internet, elenca tra i propri fornitori ben due aziende che fanno ormai parte del gruppo Leonardo, Alenia Aeronautica S.p.a. e Augusta Westland S.p.a. Non solo: tra le aziende rifornite spunta anche il nome di Avio Grup S.pa., eccellenza aerospaziale italiana di cui Leonardo è il principale azionista.

Carmine America e quell'amicizia con Di Maio più forte di tutto, anche di un conflitto di interessi

Bei tempi, ormai lontanissimi, quelli in cui all’interno del Movimento Cinque Stelle parole come “conflitto d’interessi” non era bestemmie, ma addirittura punti di forza di un programma che aveva convinto gli elettori, che non a caso al voto lo avevano premiato in massa. Senza immaginare che, nel giro di qualche mese, di quelle promesse non sarebbe più rimasta traccia o quasi. Oggi nominare nel cda di Leonardo il parente del titolare di un’azienda che fa affari con Leonardo stessa è normale amministrazione. Come è scontato stringere la mano al Partito Democratico e accettare che, nel valzer delle nomine, vengano confermati personaggi come Claudio Descalzi e Alessandro Profumo, il primo imputato per corruzione internazionale e il secondo con un vasto curriculum di vicende giudiziarie alle spalle. Nessuno si lamenta più, tra i grillini. Anche perché chi ha ancora il coraggio di farlo finisce spesso e volentieri espulso.

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Ultimi in ordine di tempo sono stati il senatore Mario Michele Giarrusso e il deputato Nicola Acunzo, entrambi cacciati dal Movimento come tanti altri prima di loro. Giarrusso si era ribellato ai vertici, di recente, proprio sulla vicenda nomine, finendo così messo alla porta. La motivazione ufficiale è legata alla rendicontazione dei rimborsi, ma è evidente ormai come i Cinque Stelle stiano crollando pezzo dopo pezzo. A breve potrebbe toccare anche ai “ribelli” del Parlamento Europeo, i 4 eurodeputati (Ignazio Corrao, Pienicola Pedicini, Eleonora Evi e Rosa D’Amato) che hanno espresso un voto di dissenso rispetto al resto del gruppo sulla risoluzione per le misure anti-Covid 19. I probiviri hanno dato loro 10 giorni di tempo per inviare delle controdeduzioni spiegando il motivo delle rispettive scelte. Passaggi del genere, ormai, non fanno tristemente più notizia.

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