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Ecco perché la guerra in Ucraina conviene agli Usa e come l’hanno già vinta. Caracciolo asfalta Zelensky

Pubblicato il 16/01/2023 17:46

Per Lucio Caracciolo la guerra in Ucraina l’hanno già vinta, né l’Ucraina né la Russia, ma gli Stati Uniti. Il direttore di Limes, la più prestigiosa rivista di geopolitica italiana, sembra confermare il vecchio adagio per cui tra due litiganti vi sia sempre un terzo che approfitta dalla situazione. Intervistato da Fabio Dragoni per La Verità, l’analista geopolitico riassume in un triplice obiettivo raggiunto il successo conseguito da Wahington: anzitutto, gli USA “hanno messo in luce le differenze interne all’intesa Cina-Russia che alla vigilia della guerra veniva presentata come senza limiti”; poi, oltreoceano possono esultare per “la fine dell’interdipendenza energetica, almeno per ora, tra Germania e Russia”, discorso che abbraccia tendenzialmente l’intera Europa e dunque anche il nostro Paese; altresì è da considerare come la cosiddetta resistenza ucraina, giacché ben foraggiata dall’Occidente, stia lentamente logorando l’arcinemico Putin. Tutto questo rientra nell’abile strategia tratteggiata da Caracciolo, nella quale, pur se non lo dice, ma lo diciamo noi, Zelensky recita la parte dell’“utile idiota” degli Stati Uniti. Anche se, incalza l’intervistatore, molti analisti fanno notare che la visita di Zelensky stesso a Washington non si sarebbe conclusa con “un assegno in bianco”, Lucio Caracciolo non dà eccessivo peso al recente incontro: gli americani sono assolutamente decisivi nel tenere viva la resistenza ucraina, anche se “fazioni o idee diverse agitano anche il Pentagono e l’intelligence”. Tuttavia, per almeno tre ragioni, quelle pocanzi esposte, sarebbe davvero difficile che Washington si smarcasse proprio adesso. Inoltre, sicuramente non nel breve termine, ma Lucio Caracciolo si dice pure convinto che, un domani, vi sarà un ripristino parziale delle forniture russe di gas all’Europa, “compresa al limite la futura ricostruzione del gasdotto baltico”, quel North Stream il cui sabotaggio rimane ancora un mistero che non conosceremo mai, come ammette lo stesso analista geopolitico. O, quantomeno, non potremo mai dimostrare come sia andata realmente. (Continua a leggere dopo la foto)

Caracciolo guerra Ucraina vinta Stati Uniti

Il discorso poi verte sull’Italia, che ai tempi della cosiddetta Prima Repubblica aveva un dialogo aperto con i Paesi del Mediterraneo, sicché Fabio Dragoni delinea un ambizioso (per usare un eufemismo) quadro in cui l’Italia potrebbe essere la Porta d’Europa per il gas maghrebino. Ma Lucio Caracciolo lo gela. Ecco la risposta, che riprendiamo per esteso: “Non mi farei illusioni su gasdotti del Sud. Se da un punto di vista americano c’è un’ostilità marcata sulla connessione Germania-Russia, ve n’è una meno pronunciata a vedere l’Italia come porta di ingresso da Sud di un gas che alla fine arriverebbe anche indirettamente dalla Russia. Penso a ciò che dovrebbe arrivare via Turchia da Russia o Azerbaijan. Sarebbe una sorta di macedonia asiatica dietro cui si nasconde il gas russo”. E l’Unione Europea? Di certo ha contribuito non poco ad armare e addestrare gli ucraini, ma qual è il suo vero ruolo? Un ruolo subalterno, o almeno è ciò che si evince dalla considerazione del direttore di Limes: “ormai Ue e Nato si sovrappongono quasi perfettamente. L’Europa è quindi parte di un progetto paraimperiale, se così si può dire, americano”. (Continua a leggere dopo la foto)

Tornando, infine, in casa nostra, Lucio Caracciolo parla anche del Ponte di Messina. E non va fuori tema perché, nella sua visione, sarebbe “un affare geopolitico”, più che economico: la Sicilia è nel cuore del Mediterraneo, dove “Turchia e Russia sono molto presenti”. Pertanto, “connettere la Sicilia ha un valore simbolico elevato”; sarebbe una leva per combattere il declino demografico e industriale del Sud.

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