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Meloni telefona a Zelensky: ecco cosa si sono detti i due alleati

Pubblicato il 05/10/2022 07:19

La politica estera è uno dei grandi interrogativi legati al nuovo governo che sarà ormai in tutta probabilità guidato da Giorgia Meloni. Non le è bastato giurare amore alla Nato e all’Ue, e non le è bastato confermare l’appoggio dell’Italia all’Ucraina, con l’invio di nuove armi e la fermezza sulle sanzioni alla Russia. Ora si deve passare ai fatti. Altrimenti il Sistema rischia di sbarrarle la strada verso Palazzo Chigi. E lei che ora che vede il potere a portata di mano è diventata perfettamente parte del Sistema si è messa subito all’opera. Come scrive Repubblica, “in ventiquattr’ore, Giorgia Meloni abbozza un vera e propria road map di politica estera. Sente Volodymyr Zelensky e Benjamin Netanyahu. Inizia a ragionare delle prime missioni, che dovrebbero portarla a Varsavia, Kiev e Londra. E prende consapevolezza che per non restare isolata a Bruxelles dovrà costruire un rapporto con Emmanuel Macron, l’unico alleato possibile per costringere Berlino a cedere sul price cap, senza strappare con il blocco dei Paesi fondatori”. (Continua a leggere dopo la foto)

La telefonata con Zelensky racconta di una scelta di campo netta. “Agli auguri per la vittoria elettorale, il presidente ucraino fa seguire l’invito a recarsi presto a Kiev e il ringraziamento per il «fermo sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale del nostro Stato». Non manca la richiesta di un impegno per rafforzare l’ottavo pacchetto di sanzioni Ue e per l’introduzione del divieto di visti turistici per i russi. La leader risponde condannando nuovamente i referendum illegali di Mosca sulle Regioni occupate, promettendo costante sostegno alla difesa dell’Ucraina e «alla causa di libertà del suo popolo», come d’altra parte ha assicurato «dal primo giorno del conflitto»”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il giorno scelto per il contatto non è casuale, perché arriva proprio mentre il ministro della Difesa Lorenzo Guerini illustra davanti al Copasir il quinto decreto interministeriale che garantisce nuove forniture militari (leggasi armi e mezzi pesanti) a Kiev. “È quello che continuerà a fare Meloni, una volta a Palazzo Chigi. L’altro tassello di giornata è il contatto con il presidente del Likud Benjamin Netanyahu, ricandidato alle elezioni politiche di novembre. Una scelta strategica che serve a rafforzare il fronte ‘destro’ delle relazioni internazionali della prossima premier, ma anche a proseguire nella cooperazione sul fronte del gas, già inaugurata da Mario Draghi”. (Continua a leggere dopo la foto)

Commenta Repubblica: “La miscela scelta da Meloni è chiara: atlantismo spinto, adesione alla battaglia di Kiev, attenzione al fronte orientale dell’Unione. In questo senso, farà discutere – se confermata – l’opzione di organizzare una delle prime missioni oltreconfine a Varsavia. Significherebbe scegliere il dialogo con i Paesi del fianco Est. Capitali legate a Washington, ma considerate a Bruxelles una spina nel fianco dell’unità e della solidarietà europea. Il viaggio potrebbe rappresentare la prima tappa della missione a Kiev. E dunque assumere una chiave ancora più ‘atlantica’. L’altra tappa in cantiere è quella di Londra, utile a ribadire il legame con i conservatori della premier Liz Truss”.

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