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“Bugie sugli antinfiammatori per promuovere i vaccini”: uno studio smaschera tutte le falsità della pandemia

Pubblicato il 01/09/2022 09:34 - Aggiornato il 01/09/2022 09:35

A scombinare non poco questi giorni di campagna elettorale, più delle beghe tra i principali partiti che continuano a far finta non esista alcuna crisi energetica alle porte, è stato uno studio scientifico pubblicato su Lancet ID da Giuseppe Remuzzi e Fredy Suter, insieme a Norberto Perico e Monica Cortinovis. Quattro ricercatori che hanno dimostrato, dati alla mano, l’importanza degli antinfiammatori nella lotta al Covid, sia per contrastare il rischio di ospedalizzazione che per rendere minimi i sintomi nei pazienti colpiti dal virus. Risultati che, indirettamente, inchiodano il ministro Roberto Speranza alle proprie responsabilità.

Durante i primi, drammatici mesi della pandemia, quando il numero di morti in Italia era rapidamente schizzato verso l’alto e la paura paralizzava i cittadini, Speranza aveva insistito con linee guida basate su “tachipirina e vigile attesa”, ignorando ogni altra voce. Ma anche successivamente, con l’arrivo dei vaccini, gli antinfiammatori hanno continuato a essere osteggiati pubblicamente da medici vicini alle istituzioni come Roberto Burioni (“sono una pericolosa bugia”) o Nino Cartabellotta (“esistono solo in Italia, Paese di analfabetismo scientifico”). Tante vite, invece, avrebbero potuto essere salvate, evitando l’intasamento dei reparti di terapia intensiva.

La cura dei malati è stata dichiarata tabù fin da subito, nel nostro Paese, probabilmente anche per la paura che potesse essere percepita come alternativa a quei vaccini sui quali il governo aveva deciso di puntare tutte le proprie carte, obbligando la popolazione alla somministrazione. E che col passare dei mesi hanno rivelato, però, la loro inefficacia, ben lontani da quelle roboanti percentuali di protezione (addirittura 94% promesse dalle aziende farmaceutiche): i farmaci non hanno protetto dal contagio, né hanno impedito che i vaccinati continuassero a loro volta a infettare gli altri. Nessuno, però, ha mai avuto il coraggio di ammettere l’errore.

Mesi difficili, senza linee guida efficaci e con tante omissioni sull’efficacia degli antinfiammatori. Una stragione disgraziata dalla quale, però, molti partiti faticano oggi a prendere le distanze. Il Pd ha scelto di candidare tra le proprie fila il protagonista indiscusso di quei mesi, Roberto Speranza, e virologi come Andrea Crisanti. Giorgia Meloni, da par suo, rimane in imbarazzo ogni volta che le viene chiesto di prendere le distanze dall’obbligo vaccinale e dalle restrizioni. La sensazioni, insomma, è che l’era dei vaccini a tutti i costi e degli errori macroscopici non sia ancora terminata, purtroppo.

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