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“Strozzare l’Italia!”. L’Europa ha deciso, ecco come ci costringeranno al default

Pubblicato il 02/11/2022 12:37 - Aggiornato il 23/06/2023 11:53

Quelli che ci aspettano non sembrano proprio dei mesi facili. E non solo per le conseguenze del conflitto in corso tra Russia e Ucraina, con la crisi energetica sempre a tenere banco: l’inflazione nella zona euro resta alta e la Banca centrale europea ha risposto iniziando una serie ravvicinata di rialzi dei tassi di interesse che hanno portato rapidamente il costo del finanziamento dallo zero al 2%. E le brutte notizie potrebbero anche non essere finita. Come anticipato da Il Tempo, infatti, “forte è l’ostinazione di far rientrare il carovita che, in un’intervista al quotidiano lettone Delfi, il presidente della Eurotower, Christine Lagarde, non ha lasciato scampo a chi ha pensato che la serie di rialzi fosse quanto meno rallentata. (Continua a leggere dopo la foto)

“L’inflazione è ancora troppo elevata nell’area euro nel suo insieme, e soprattutto in Lettonia – ha osservato Lagarde – dove si è attestata al 21,8% in ottobre, ben al di sopra della media dell’area euro al 10,7%”. A causarla sono sopratutto “gli aumenti dei prezzi
dell’energia e dei generi alimentari. La scorsa settimana abbiamo deciso di aumentare i nostri tassi di interesse per la terza volta consecutiva”. (Continua a leggere dopo la foto)

L’operato Ue è finito però sotto attacco, con diversi economisti a sottolineare come l’inflazione che si vuole contrastare sia generata dai costi dell’energia e dal conflitto russo-ucraino, e dunque da fattori difficilmente controllabili dalla politica monetaria. In quel caso il rialzo dei tassi rischia di rendere più costosi i finanziamenti, scoraggiando i consumatori dagli acquisti, raffreddando i consumi e, contestualmente, riducendo gli investimenti. (Continua a leggere dopo la foto)

La stretta monetaria voluta da Francoforte, insomma, rischia di trasformarsi in veleno più che in medicina: “Solo per guardare all’Italia, a salvare l’economia per ora è l’effetto della tenuta dei servizi, turismo in primis, che hanno contenuto i primi cali evidenti del settore agricolo e di quello primario. Ma se l’effetto tossico come detto è rallentato i primi sintomi negativi sono evidenti. Il primo è quello del rialzo dei prezzi dei mutui. Gli interessi sui fidi avevano già superato il 4% con il costo del denaro all’1,25% e, con il nuovo rialzo al 2% appena deciso dalla Banca centrale europea, è possibile immaginare che venga sforata la soglia del 5%”.

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