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“Tutto da rifare”. Auto a diesel e benzina, arriva la decisione dell’Ue: cosa succederà ora

Pubblicato il 03/03/2023 13:55

Una notizia che ha scosso l’intero mondo delle quattro ruote, quella del nuovo regolamento europeo che prevede lo stop alla vendita di auto a diesel e benzina a partire dal 2035. E che ha subito scatenato la protesta degli addetti del settore, preoccupati all’idea che possano essere sacrificati tanti posti di lavoro sull’altare della “rivoluzione Green” che Bruxelles sta tentando di imporre ai Paesi membri, con conseguente avvento delle vetture elettriche al posto dei modelli tradizionali. Un passaggio considerato evidentemente troppo drastico anche da alcuni membri dell’Unione, visto che proprio in queste ore è arrivata la notizia del rinvio del voto che avrebbe portato all’approvazione delle nuove norme. Ecco, allora, cosa succederà ora. (Continua a leggere dopo la foto)
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La presidenza dell’Unione ha pubblicato una nota ufficiale per chiarire che “il Coreper (ovvero la riunione degli ambasciatori, ndr) tornerà sulla questione a tempo debito”. Tutto rinviato a data da destinarsi, quindi, una notizia che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a quei governi, compreso quello italiano, che avevano espresso nelle scorse ore forte perplessità di fronte alle volontà dell’Ue. (Continua a leggere dopo la foto)

“Rinviato a data da destinarsi il voto in Europa sul divieto alle auto a benzina e diesel dal 2035 – ha subito festeggiato il ministro Matteo Salvini su Facebook – Un grande segnale arrivato anche grazie alla Lega: è stata ascoltata la voce di milioni di italiani e il nostro governo ha dimostrato di offrire argomenti di buonsenso sui tavoli internazionali a difesa della nostra storia e del nostro lavoro. La strada è ancora lunga ma non ci svenderemo alla Cina. La Lega c’è”. (Continua a leggere dopo la foto)

Sollievo è stato espresso anche dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: “Il nuovo rinvio in sede Ue sulla decisione riguardante lo stop ai motori termici al 2035 tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l’Italia in prima fila, a un’impostazione del Regolamento troppo ideologica e poco concreta”. Soltanto nei prossimi mesi sapremo se il regolamento sarà approvato, ma la sensazione è che la stessa Ue voglia prendersi del tempo per valutare rischi e benefici del nuovo programma e potrebbe tornare, almeno parzialmente, sui propri passi.

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