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“L’ombra della Coca-Cola”. Ecco cosa ci sarebbe dietro la mancata proibizione dell’aspartame. L’inchiesta bomba

Pubblicato il 26/07/2023 19:39 - Aggiornato il 26/07/2023 19:49

Come è possibile che l’aspartame, il diffusissimo dolcificante che troviamo in molte bibite e in certi alimenti, sia stato ufficialmente riconosciuto dalla Oms come possibile cancerogeno, eppure sia rimasto in commercio? Come abbiamo già scritto, gli esperti dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) e del Comitato congiunto di esperti sugli additivi alimentari (JECFA), che a sua volta agisce sotto l’egida congiunta della stessa Organizzazione mondiale della sanità e della Fao, tutti erano concordi lo scorso 14 luglio nella classificazione dell’edulcorante artificiale presente nelle bevande dietetiche, nelle gomme da masticare, nella gelatina, nei gelati, nei latticini come lo yogurt, nei cereali per la colazione e persino nel dentifricio. Perché, dunque, nessuno stop al prodotto? L’assunzione giornaliera di aspartame rimane “accettabile” nella soglia dei 40 mg per chilo di peso corporeo, secondo la JECFA, che abbiamo detto essere il Comitato congiunto di esperti sugli additivi alimentari. L’Indipendente ci fornisce una risposta che certifica, ove fosse necessario, lo strapotere delle grandi corporation, anche in merito a questioni talmente delicate: “C’è dietro la Coca-Cola”, potremmo riassumere. Ma entriamo nel dettaglio l’abnorme conflitto d’interessi svelato da L’Indipendente. (Continua a leggere dopo la foto)
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aspartame cancro dietro esperti

Un enorme conflitto d’interessi

Il gruppo di esperti dello JECFA sarebbe composto, apprendiamo, da diversi membri in palese conflitto d’interessi con la stessa Coca-Cola Company, che ovviamente produce la Coca-Cola Zero, probabilmente la bibita che utilizza come dolcificante l’aspartame – che è circa 200 volte più dolce dello zucchero – più diffusa a livello planetario. A provarlo una inchiesta di Us Right to Know (URSTK), un gruppo indipendente di giornalismo investigativo sui temi di salute pubblica. Ebbene, viene ampiamente documentato che 6 esperti su 13 dello JECFA siano in stretti rapporti commerciali con Coca-Cola. Inclusi il presidente dello stesso ente, Diane Benford, e il vicepresidente, Richard Cantrill, hanno legami con l’International Life Sciences Istitute (ILSI), un’organizzazione senza scopo di lucro finanziata da grandi aziende, con sede a Washington e in strettissimo legame con la Coca-Cola. (Continua a leggere dopo la foto)
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La lobby della Coca-Cola

Una vera e propria lobby, peraltro fondata nel 1978 da Alex Malaspina, ex vicepresidente senior di Coca-Cola, per la quale ha lavorato fino al 2001. Infine, prosegue ancora l’articolo de L’Indipendente, dal 2009 al 2011 il presidente dell’ILSI era al contempo vicepresidente degli affari scientifici e normativi globali di Coca-Cola: Rhona Applebaum, la quale era persino a capo dell’ufficio scientifico Salute della Coca-Cola.

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