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Quanto costa la guerra alle famiglie italiane. Il conto di un’avventura che paghiamo due volte

Pubblicato il 02/03/2022 16:46 - Aggiornato il 02/03/2022 16:48

La battaglia quotidiana delle famiglie italiane

La guerra non è solo in Ucraina. Se ne svolge una più silente, meno sanguinosa certo, ma anch’essa pericolosa. I rincari di energia e petrolio, infatti, rischiano di minare la stabilità dell’intero Paese. I rincari innescano una lunga serie di reazioni a catena, andando a colpire tutti i settori dell’economia nostrana. Sono molti gli italiani già in difficoltà, il peggio però deve ancora arrivare.
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Livelli record per l’inflazione

La situazione peggiora di giorno in giorno. A causa del conflitto in Ucraina l’inflazione sta registrando una crescita esponenziale, ripercuotendosi in modo massiccio sulla vita dei cittadini italiani. A febbraio, infatti, l’inflazione ha avuto una crescita dello 0,9% su base mensile e del 5,7% su base annua, raggiungendo il picco massimo dal 1995. Con la crescita dei costi di gas e petrolio aumentano anche i prezzi di tutti gli altri prodotti. Sulle tasche delle famiglie italiani pesano i rialzi di prodotti essenziali come beni alimentari e articoli per la cura della casa e della persona, registrando un +4,2%. Crescono del 5,4% anche i costi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto. Ovviamente i rincari più ingenti si osservano sui beni energetici, con rialzi che arrivano al +50%.
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Le ripercussioni sulla filiera alimentare

«La guerra arriva nel carrello della spesa degli italiani, con il rincaro dei beni energetici che si trasferisce sulla filiera agroalimentare e colpisce gli agricoltori» ha dichiarato la Coldiretti, spiegando come «un chilo di grano nonostante gli aumenti viene pagato agli agricoltori 31 centesimi e serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 4 euro a seconda delle città. L’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale pari a circa il 10% e il problema vero è il costo dell’energia. Il paradosso è ad esempio che si paga più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto».
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Gli effetti delle sanzioni sull’economia globale

L’escalation dei prezzi riguarda, comunque, tutta l’Europa. Le sanzioni comminate a Putin hanno, di fatto, interrotto i trasporti aerei e marittimi minacciando i flussi di materie prime. Il petrolio è salito del 4,4% a 103,09 dollari al barile, nuovo massimo dal 2014. I prezzi del gas sono schizzati alle stelle, in rialzo del 12% rispetto alla chiusura di due giorni fa, mentre il grano è aumentato del 5% a 9,75 dollari per bushel, anche a causa dei timori per gli eventuali problemi logistici. E non è finita. L’Egitto ha aumentato le tasse di transito per le navi che passano attraverso il Canale di Suez, con aumenti fino al 10%.
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L’importanza della sovranità monetaria

In questo marasma di aumenti incontrollati, le famiglie italiane si trovano a combattere quotidianamente la propria personale guerra contro il carrello della spesa. Uno Stato virtuoso dovrebbe quantomeno avere l’obbligo di intervenire tempestivamente in soccorso della propria cittadinanza in un simile momento. Peccato che le regole europee sullo scostamento di bilancio impediscano di prendere provvedimenti rapidi per arginare la crisi in atto, rendendo necessaria l’autorizzazione di Bruxelles per l’attuazione di un piano di contenimento dei costi. Così il Premier Draghi, dopo aver annunciato nuove misure conseguenti gli insufficienti 5-7 miliardi stanziati il mese scorso, si trova ad augurarsi che l’Europa dia il proprio benestare per l’emissione degli aiuti di Stato, dichiarando: «Sarebbe opportuno che l’Unione Europea le agevoli, per evitare contraccolpi eccessivi sulla ripresa.».
Ecco lo scotto da pagare per aver ceduto la nostra sovranità monetaria: dover chiedere autorizzazione ai burocrati di Bruxelles per poter aiutare le famiglie italiane a sopravvivere ad una crisi causata da quelle misure che la stessa Unione Europea ha deciso di mettere in campo.

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