Quello di Ascoli è solo l’ultimo ospedale in ordine di tempo a gridare all’emergenza legata al personale. Con la folle decisione di Speranza di continuare con sospensioni e licenziamenti dei sanitari non vaccinati, le strutture sono ormai al collasso, visto che quasi tutto il personale è attualmente positivo al Covid, alcuni per la seconda volta. Ma il miracoloso vaccino non doveva bloccare il contagio? E i sospesi non stanno a casa proprio perché non vaccinati e quindi – sempre secondo Speranza e non secondo la scienza – più a rischio di contagio per i pazienti? Nonostante la realtà stia sbattendo sempre più in faccia al ministro, la follia prosegue indisturbata. E a rimetterci sono le persone che hanno la ventura, di questi tempi, di finire in un qualsiasi ospedale italiano, da nord a sud. La mancanza di personale, medico e infermieristico, si aggrava sempre di più e rischia di ripercuotersi sensibilmente sui servizi ai cittadini. (Continua a leggere dopo la foto)
Si diceva di Ascoli. È emergenza al Mazzoni e al Madonna del Soccorso. Sono una settantina gli operatori al momento positivi, una cinquantina solo quelli di Ascoli, che pertanto vanno ad incidere sulle sempre maggiori difficoltà per coprire i turni di lavoro. Come spiega il Corriere Adriatico, “nonostante la proroga fino alla metà del prossimo mese di settembre dei circa trecento contratti a tempo determinato, gran parte di loro dovranno consumare prima della scadenza i giorni di ferie che hanno accumulato nel corso dei mesi e che non hanno potuto godere a seguito del blocco imposto nel periodo Covid”. (Continua a leggere dopo la foto)
Sono sul piede di guerra i sindacati poiché il personale è allo stremo e dai vertici dell’Asur non arrivano, almeno per il momento, notizie rassicuranti. “Tanto più che, negli ultimi giorni si sta registrando un leggero incremento dei ricoveri a causa della pandemia sebbene ancora la situazione non preoccupa. Altro argomento spinoso è quello dell’accorpamento dei reparti, soprattutto nel periodo estivo. Non va dimenticato che da quasi due anni il reparto di Urologia è accorpato con quello di Chirurgia che va ad incidere sull’attività ospedaliera e su un eventuale potenziamento delle unità operative. Ma la mancanza di personale specializzato si ripercuote anche sui servizi assistenziali domiciliari”. Questa è la situazione, ma il ministero continua a sprecare risorse ed energie solo su vaccini e mascherine. (Continua a leggere dopo la foto)
“Dallo scorso 30 giugno hanno terminato la loro attività le Usca, le unità speciali di continuità assistenziali che in piena pandemia hanno svolto un prezioso lavoro per fronteggiare il virus e cercare di evitare le ospedalizzazioni. Da ieri il decreto ministeriale sul riordinmo dei servizi sanitari ha previsto l’istituzione delle Uca, ovvero le unità di continuità assistenziale, prevedendo la presenza di un medico e di un infermiere sul territorio ogni centomila abitanti. Il problema è che non si trovano i medici: quelli che hanno appena terminato il servizio come Usca si stanno guardando intorno, tenuto conto anche del trattamento economico decisamente inferiore”.
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