Dove sono finiti quel miliardo e 400 milioni di euro che il commissario Domenico Arcuri diceva a disposizione per il potenziamento in vista della fase 2 della pandemia di Covid-19? Perché non si è arrivati agli 11 mila posti di terapia intensiva fissati come traguardo per la sanità? Domande che gli italiani si pongono da tempo e alle quali il commissario dei commissari, l’uomo incaricato dal governo di gestire ogni passaggio dell’emergenza sanitaria lungo lo Stivale, continua a non rispondere. Un muro di silenzio che fa rabbia, di fronte alle testimonianze di chi, medici e infermieri su tutti, lotta ogni giorno nei reparti ospedalieri contro il virus. E si chiede come mai si è arrivati impreparati a questo delicatissimo momento.
A inchiodare ulteriormente Arcuri alle sue responsabilità è un servizio mandato in onda in queste ore da Le Iene, durante il quale il giornalista Gaetano Pecoraro ha più volte cercato di ottenere qualche delucidazione dal commissario in merito alla gestione della seconda ondata. Senza mai ricevere, però, risposte che non fossero un semplice ‘arrivederci’. Il tutto mentre le associazioni di medici e anestesisti, visibilmente piccate, continuano a contestare i numeri forniti in questi giorni da Arcuri durante le sue apparizioni in tv: i posti di terapia intensiva non superano al momento la soglia dei 7.500. Le cifre snocciolate dall’ad di Invitalia, quindi, sono pura fantasia.
La risposta ai tanti interrogativi che Le Iene e gli italiani si pongono alla fine è arrivata soltanto sotto forma di lettera inviata alla trasmissione Mediaset dall’ufficio stampa di Arcuri: “In realtà non c’è nessun rallentamento nella realizzazioni dei piani e nessun ritardo rispetto all’emergenza. Il 28 luglio sono stati trasferiti al Commissario i cosiddetti ‘piani’ per il rafforzamento della rete ospedaliera, predisposti dalle Regioni. La durata media per il loro completamento è di 27 mesi (cioè 2 anni e 3 mesi). Quella massima di 72 mesi (cioè 6 anni). Per effettuarli occorrono progettazioni, lavori e ristrutturazioni che nulla hanno a che fare con i tempi dell’emergenza. Il potenziamento degli ospedali, come previsto dalla norma, è infatti un intervento strutturale di rafforzamento e incremento di lungo periodo delle terapie intensive. Infatti i piani prevedono a regime 8679 posti di terapia intensiva e 2112 posti di terapia subintensiva convertibili, mentre quelli già esistenti per l’emergenza ieri erano 9931, potenzialmente aumentabili a 11200, con le dotazioni già distribuite o acquisite dagli Uffici del Commissario”.
E ancora: “Non appena ricevuto quei piani, in ogni caso, si è immediatamente proceduto a declinare e sviluppare, in accordo con tutte le Regioni, i titoli dei 1044 interventi richiesti in termini di fattibilità, a nominare i 168 soggetti attuatori e a pubblicare le gare per l’attuazione, che hanno portato ad individuare 576 soggetti. Si è inoltre provveduto ad indire un bando che ha consentito di selezionare le 35 categorie e le 3900 singole tipologie di prodotti richieste. Oggi già numerosi soggetti attuatori in 11 Regioni hanno effettuato 121 affidamenti; hanno acquistato 3906 prodotti; hanno attivato 171 interventi per la progettazione e la realizzazione dei lavori in vari comuni italiani, tra cui Milano, Torino e Roma”. Insomma, secondo Arcuri o chi parla in sua vece, più veloci di così non si poteva andare. Quel che si doveva fare è stato fatto, e se gli interventi hanno determinate tempistiche pazienza, bisogna aspettare. In fondo, non siamo mica nel bel mezzo di una pandemia.
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