C’è una sinistra italiana che, oggi, è di colpo saltata sulla sedia di fronte alle immagini del colloquio tra il premier italiano Giorgia Meloni e il presidente egiziano Al Sisi, puntando subito il dito contro la leader di Fratelli d’Italia e accusandola di un eccessivo riavvicinamento verso un Paese che, insegnano i casi Regeni e Zaki, non si è certo mostrato bendisposto verso l’Italia nel recente passato. Ecco, allora, una pioggia di attacchi frontali, con la portavoce di Europa Verde Bonelli a parlare di “incontro indecente” e gli esponenti del Pd Boldrini, Ricci e Moretti a chiedere polemicamente “che fine ha fatto la dignità della nazione”. La tesi comune è che, in nome degli approvvigionamenti energetici e delle commesse militari, sia stata archiviata la drammatica fine del giovane ricercatore italiano. Ma la sinistra sembra avere su questo fronte una memoria corta, cortissima. (Continua a leggere dopo la foto)
Come ricordato dal Corriere della Sera, infatti, l’intera vicenda era stata di fatto già messa in piedi dai precedenti governi Conte. Il primo, all’epoca alleato con la Lega, aveva deciso “vendere armamenti per quattro miliardi di euro ad Al Sisi”. Il secondo, a braccetto col Pd, “aveva completato il passaggio all’Egitto di due delle sei fregate Fremm, che facevano parte di una commessa in cui erano compresi 20 pattugliatori, 24 caccia Eurofighter, 20 velivoli di addestramento e un satellite”. (Continua a leggere dopo la foto)
Guarda caso, fa notare il Corriere, tra le voci che si sono subito levate contro Meloni manca proprio quella dell’attuale leader del M5S. Anche lui, però, ha dato prova di non essere proprio un grande esempio di coerenza: scende in piazza contro l’invio di armi all’Ucraina, vestendo i panni del pacifista, ma soltanto due anni era stato contestato dalle organizzazioni pacifiste per aver ceduto le navi da guerra all’Egitto “con una decisione che non è mai stata sottoposta all’esame del Parlamento”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il Pd avrebbe dovuto rammentare la compartecipazione alla scelta, se è vero che in Consiglio dei ministri nessuno dei suoi rappresentanti mosse obiezione. Nessuno, però, sembra aver memoria di quel periodo, durante il quale l’Italia faceva affari con l’Egitto nonostante il caso Regeni fosse già esploso. Il copione seguito da Meloni, in fondo, è lo stesso scritto tempo fa dalla sinistra e da Conte.
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