Tanto tuonò che piovve. Solo che la pioggia di cui stiamo parlando è quella dei milioni entrati nelle casse del Movimento 5 Stelle grazie al finanziamento pubblico ai partiti. Proprio il movimento di Conte, che voleva “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, è fra quelli che hanno ricevuto più soldi dai contribuenti. Tutto assolutamente legale e regolare, sia chiaro. Ma è curioso che a registrare questo dato sia proprio chi della lotta al finanziamento ai partiti ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. Una battaglia di facile demagogia, peraltro. Perché è semplice gridare allo scandalo quando a incassare sono gli altri. Ma lo è anche uniformarsi quando la faccenda comincia a portare qualche vantaggio. Quando parliamo di demagogia, non lo facciamo a caso. (continua dopo la foto)
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Infatti c’è una ragione per cui in tutta Europa esistono forme di finanziamento ai partiti. Per garantire l’autonomia della politica ed evitare i fenomeni di lobbismo. Meccanismi difficili da spiegare ai cittadini, però, quando si viene travolti da slogan semplici e orecchiabili. Per intenderci, in Francia esiste un sistema misto di finanziamento pubblico e privato. In Germania invece il sistema è più simile al nostro. In ogni caso, è interessante leggere la classifica dei soldi versati dai contribuenti italiani attraverso il 2 per mille. Cioè la voce che ogni contribuente può destinare a un partito nella dichiarazione dei redditi. (continua dopo la foto)
Al primo posto troviamo il Partito Democratico, con 8,1 milioni di Euro incassati. Al secondo posto si piazza Fratelli d’Italia, con 4,8 milioni di Euro. E al terzo, per l’appunto, il movimento guidato da Giuseppe Conte, che incassa poco meno di 2 milioni di Euro. Non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che l’abolizione di questo tipo di finanziamenti è uno dei punti cardine dei Cinque Stelle sin dal momento della loro nascita. O forse sarebbe meglio dire che “era” uno dei punti cardine.
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