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Pensioni, Meloni come Fornero: “Siamo i nuovi esodati”. L’ultima beffa che fa infuriare migliaia di lavoratori

Pubblicato il 24/01/2024 10:34

Per i pensionati italiani non c’è tregua. È infatti in arrivo una nuova beffa. Per questo tra di loro si chiamano già “i nuovi esodati”, in riferimento agli esodati della Fornero. Il governo Meloni, infatti, con l’ultimo intervento sulle pensioni ha imposto la revisione delle aliquote per tutti i dipendenti pubblici, gli addetti delle sanità e insegnanti che nel sistema retributivo hanno un’anzianità contributiva inferiore a 15 anni. Le conseguenze? Tagli pesanti. Ma la cosa ben più grave è che a causa del ricalcolo che scatta da quest’anno c’è chi si ritroverà a perdere fino al 20% della pensione. Solo gli addetti della sanità potranno evitare la beffa, ma continuando a lavorare per altri 3 anni. (Continua a leggere dopo la foto)
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Queste modifiche interessano circa 700mila persone, tra cui coloro che aveva già lasciato il loro posto di lavoro per effetto di un accordo raggiunto a livello aziendale e che sarebbero dovuti andare in pensione nei prossimi anni. Come spiega LaStampa, il ricalcolo dei contributi interessa una vasta gamma di soggetti, a partire da chi si trova in isopensione, uno strumento introdotto dalla legge Fornero che consente alle imprese con più di 15 dipendenti di incentivare l’uscita dei dipendenti facendosi carico dei costi di un assegno sostitutivo della pensione fin tanto che non saranno raggiunti i requisiti pieni. “Ebbene, queste persone non lavorando più non hanno come ovvio alcuna possibilità di evitare il taglio”. (Continua a leggere dopo la foto)

Tra i soggetti coinvolti, gli ex lavoratori della Banca Monte Parma e Banca nazionale delle comunicazioni, gli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate, gli ufficiali giudiziari, gli aiutanti ufficiali giudiziari e i coadiutori. Ma anche coloro che sono cessati nel pubblico da tempo e pensavano di accedere al pensionamento anticipato con l’istituto del cumulo contributivo. Secondo i calcoli della Cgil, con una retribuzione da 30 mila euro si passa da un taglio annuale di 927 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1983), fino a 6.177 euro (per coloro che hanno iniziato a lavorare nel 1994). La revisione delle aliquote di rendimento è diventata un caso, e ora le proteste si gonfiano.

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