x

x

Vai al contenuto

Piano pandemico, Meloni e Schillaci sotto assedio: rivolta di Regioni e parte della maggioranza. Cosa chiedono

Pubblicato il 24/01/2024 09:12

È rivolta contro il “nuovo” piano pandemico varato dal governo Meloni. Non solo noi e chi in questi anni sta continuando a combattere per la verità dell’era Covid; ma anche le Regioni e una fetta della maggioranza. Il motivo principale è che il piano è un copia e incolla dei provvedimenti anti-Covid del governo Conte. In un documento, le Regioni contestano la totale assenza di finanziamenti. “Si evidenzia quale punto prioritario, preliminare all’approvazione del nuovo Piano l’imprescindibile definizione del finanziamento a sostegno dello stesso già a partire dal 2024 per garantire la continuità delle attività già avviate con il precedente Piano, specificando eventuali vincoli di destinazione del finanziamento destinato a ciascuna regione e provincia autonomia”, scrivono i Governatori in una nota inviata al ministro della Salute, Orazio Schillaci, facendo così capire che l’approvazione in sede di Conferenza Stato-Regioni non è scontata. (Continua a leggere dopo la foto)
>>> Sanremo, quanto ci costi! Ecco i compensi di Amadeus, co-conduttori e cantanti in gara

Le Regioni chiedono per l’avvio dal 2024 che sia “mantenuto il finanziamento previsto per il 2023 (300 mln) salvo procedere a conguagli successivi esperite le procedure di valutazione dei costi previste dallo sviluppo del nuovo Piano. In particolare, analogamente al precedente Piano 2021-2023, le risorse necessarie per la realizzazione dei piani pandemici regionali devono essere finanziate con fondi specifici vincolati all’attuazione del Piano nazionale e aggiuntivi rispetto al finanziamento del Fondo sanitario nazionale”. E chiedono “il rafforzamento delle dotazioni organiche dei dipartimenti di prevenzione e delle strutture di livello regionale per le finalità previste dal piano non sia vincolato al rispetto dei tetti di spesa per il personale”. Ma, si diceva, non sono solo i governatori a contestare il piano, anche gli stessi partiti di maggioranza alzano la voce. (Continua a leggere dopo la foto)

I punti più attaccati sono gli strumenti da adottare in fase emergenziale: lockdown, blocco delle attività produttive e scolastiche, uso della mascherine e i contestatissimi Dpcm. Il viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami, esponenti di spicco di FdI, prova a calmare le acque: “Col nostro approccio, il lockdown sarebbe soltanto l’estrema ratio, qualora falliscano tutti gli altri provvedimenti attuati per fermare la diffusione di un ipotetico virus”. A contestaste il documento è anche Ylenja Lucaselli, sempre di FdI. “E’ chiaro che il Piano non poteva aspettare il risultato dei lavori della commissione parlamentare. E’ stato scritto dai tecnici, alcuni dei quali erano in carica già all’epoca del Covid”.

Ti potrebbe interessare anche: Fauci all’angolo. “Prove schiaccianti”. Covid e vaccini, svelati documenti top secret. Usa sotto choc: verità a un passo