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3500 miliardi in fumo: il costo della crisi è già altissimo per i lavoratori

Pubblicato il 03/12/2020 13:06

Donne, giovani, precari. Sono loro i più colpiti da una crisi “senza precedenti”, quella che si è abbattuta sul Paese a causa delle misure restrittive rese necessarie dalla lotta a Covid-19. E che ha finito per mettere in ginocchio i meno tutelati, piombati di colpo in un incubo. A dirlo è l’ultimo rapporto Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), secondo il quale nei primi tre trimestri del 2020 sono andate in fumo complessivamente, nel mondo, il 12,1% delle ore lavorate, equivalenti a 345 milioni di posti di lavoro a tempo pieno.

3500 miliardi in fumo: il costo della crisi è già altissimo per i lavoratori

Dove i sussidi e lo stop ai licenziamenti hanno impedito che si perdessero posti di lavoro, la crisi ha comunque colpito durissimo: i salari sono crollati complessivamente del 10,7%, bruciando 3,5 trilioni di dollari. Ovvero, 3.500 miliardi. A soffrire maggiormente sono stati i lavoratori della cosiddetta economia informale, che più facilmente sfuggono ai tentativi dei governi di aiutare le famiglie in difficoltà. Penalizzati soprattutto nei Paesi, tra i quali l’Italia, dove non esistono salari minimi stabiliti per legge. Un popolo di precari che comprende, ad esempio, ambulanti, facchini, addetti alle pulizie. Ma anche le nostre partite Iva.

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Piccole e medie imprese contano tantissimo su questa manodopera, favorendo l’economia nera. In questi settori, il rischio di finire sotto la soglia di povertà è altissimo. Il reddito si è infatti ridotto, secondo l’Ilo, del 60%, con l’indice di povertà relativa schizzato dal 26 al 59. Secondo le stime della Banca Mondiale, la pandemia potrebbe spingere tra i 71 e 100 milioni di persone in estrema povertà, alzando il tasso per la prima volta dal 1998. Le vittime vanno cercate soprattutto tra i migranti, tra i giovani e tra le donne, con queste ultime a pagare un prezzo altissimo per il gap che ancora le separa dagli uomini.

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Le prospettive non sono, tra l’altro, rassicuranti. I nuovi dati Istat raccontano che in Italia, dopo il tracollo tra febbraio e giugno e il rimbalzino estivo, in ottobre l’occupazione ha ricominciato a scendere, in parallelo con la seconda ondata e le nuove restrizioni. Il Covid ha cancellato 420 mila occupati: 136 mila autonomi, 284 mila a termine, 4 mila stabili. Gli inattivi si sono gonfiati di 280 mila euro. Un dato allarmante: tra le conseguenze, anche una maggiore difficoltà da parte dei giovani a trovare un lavoro.

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