Ora che, faticosamente, si sta scoperchiano il vaso di Pandora sulle vaccinazioni antiCovid, può capitare che siano le stesse case farmaceutiche ad ammettere candidamente, e con colpevolissimo ritardo, le proprie lacune. Eppure, è recente la decisione del ministro della Salute, Orazio Schillaci, di “raccomandare” in autunno un richiamo per gli over 60 e le categorie più fragili, tra cui rientrano anche le donne in gravidanza o nel periodo di allattamento. Se da parte nostra già nei mesi scorsi scrivevamo che il vaccino può incistarsi in nanpoarticelle nelle ovaie, come sostenuto da tempo dal dottor Giovanni Frajese, tesi confermata anche da un altro studio, stavolta israeliano e condotto su donne in stato interessante, è ora la stessa Pfizer che ammette di aver condotto i trials, ovvero le sperimentazioni, esclusivamente su donne prossime al parto. Di fatto, dunque, sono rimasti esclusi i mesi precedenti della gestazione, e soprattutto i primi tre mesi, che sono quelli in cui nel ventre materno si forma il feto nelle sue caratteristiche principali, sicché delle 4000 donne incinte che dovevano partecipare alla sperimentazione del siero a mRna ne vennero “arruolate” da Pfizer solamente 348. Meno del 10%. Se la pochezza del campione non fosse sufficiente a sollevare dubbi sulla sperimentazione, si può aggiungere che gli studi furono interrotti, con l’assenso degli enti regolatori di Stati Uniti ed Europa, Fda e Ema, dopo solo 18 mesi. (Continua a leggere dopo la foto)
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I test e le lacune
Inoltre, delle 348 donne su cui è stata fatta la sperimentazione, sappiamo soltanto che in 335 hanno partorito, che vi è stato un caso di morte fetale, mentre delle restanti 12 non sappiamo assolutamente nulla: l’esito dei trials su di loro rimane sconosciuto. Preoccupa pensare che che sia Food and drug administration americana che l’Agenzia europea del farmaco non abbiano adeguatamente stigmatizzato o censurato l’operato di Pfizer e addirittura abbiano, sin dal 2021, intrapreso una massiccia campagna di persuasione su ginecologi e gestanti. L’ammissione del colosso di Big Pharma giunge solo ora e solo in seguito alle informazioni pubblicate circa un mese fa sul portale statunitense di studi clinici clinicaltrials.gov. Come riporta un articolo de La Verità, l’esperto di analisi, gestione dei rischi, sistemi sanitari e alimentari, Retsef Levi, professore presso la Sloan School of management del MIT di Boston (Massachusetts Institute of Technology), afferma: “Non abbiamo idea dell’impatto che questo vaccino avrà sulle prime fasi di sviluppo di un embrione o di un feto. Il primo trimestre è particolarmente vulnerabile con esiti avversi sulla salute riproduttiva”. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Nanoparticelle nelle ovaie”
Maryanna Demasi, una giornalista d’inchiesta australiana, come leggiamo ancora su La Verità, ha riportato anche la tesi di Angela Spelsberg, epidemiologa tedesca (nonché ex moglie del ministro della salute tedesco, Karl Lauterbach), secondo la quale le nanoparticelle lipidiche presenti nel vaccino “possono depositarsi in molti organi, comprese le ovaie”. Esattamente quanto sostenuto da Giovanni Frajese. Vi è stata, poi, un’altra clamorosa lacuna della stessa Pfizer, e particolarmente grave: il fatto che il gruppo di controllo a cui era stato somministrato il placebo era stato nel contempo svelato, e la “vaccinazione” nel frattempo raccomandata. Quando in una sperimentazione si svela al gruppo di controllo trattato con un placebo, ovvero una sostanza salina innocua diversa dal farmaco analizzato, ovviamente si compromette tutta la sperimentazione, non avendo più attendibilità il raffronto tra i due gruppi, ovvero quello dei somministrati col farmaco e quello col placebo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il richiamo in autunno
In conclusione, non abbiamo prove scientifiche sulla sicurezza del vaccino in gravidanza ed è “una tragedia e uno scandalo” che sia stato raccomandato, addirittura imposto alle donne prima, durante e dopo la gravidanza”, ha dunque affermato Angela Spelsberg. La stessa Ema ha recentemente ammesso che essi possono comportare un effetto negativo sulla fertilità femminile; possono, inoltre, portare all’interruzione del ciclo mestruale, come al sanguinamento mestruale abbondante, e all’aborto spontaneo tra le donne in gravidanza. Oppure basti pensare al tasso di natalità a picco nei Paesi più vaccinati contro il Covid, secondo un inquietante studio di Colleen Huber. Invece in Italia, come dicevamo, il ministero della salute lo consiglia, in ottobre, anche alle donne che si trovino “in qualsiasi trimestre della gravidanza”, nonché “alle donne in allattamento”. E allora prendiamo in prestito le parole di Angela Spelsberg: è uno scandalo e, ancor più, una tragedia.
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