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Muore dopo la pizza per colpa del botulino: ecco di cosa si tratta e in quali alimenti si può trovare

Pubblicato il 02/11/2023 18:05 - Aggiornato il 03/11/2023 08:43

Abbiamo scritto della tragedia di Ariano Irpino e della scomparsa di Gerardina Corsano e del malore fatale che l’ha colpita dopo aver cenato in pizzeria. Ebbene, in queste ore si rafforza l’ipotesi più fondata, ovvero che dietro il suo decesso sia una intossicazione alimentare da botulino. Così, scopriamo che tale batterio appartenente al genere Clostridium e specie botulinum (di cui ci siamo occupati recentemente in quanto è il principio attivo del botox) è anche presente in cibi e alimenti. Occorre, dunque, stare molto attenti. I tristi fatti di Ariano Irpino ci forniscono una tragica conferma. La coppia aveva cenato in un ristorante dell’avellinese sabato sera ed entrambi si sono sentiti male domenica mattina: spasmi, dolori fortissimi e sudori freddi per entrambi, ma se l’uomo è ancora ricoverato in gravi condizioni all’Ospedale Cotugno di Napoli, la donna, come detto, non ce l’ha fatta. Va subito detto che è difficile riconoscere un alimento contaminato dal botulino, perché non cambia aspetto e sapore. Sarà l’autopsia disposta dal Tribunale di Benevento a stabilire se il decesso sia riconducibile all’intossicazione da botulino. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come si forma il botulino nel cibo

Il magistrato ha anche disposto il sequestro del locale di Ariano Irpino in cui la coppia aveva consumato la cena. Una nipote della donna avrebbe riferito che durante la cena stessa, Angelo, dopo aver condito la pizza con olio al peperoncino, avrebbe avvertito uno strano odore, invitando la moglie ad assaggiarne un pezzo. Ma come si forma il botulino nel cibo? E ancora, dove si può trovare tale pericolosissima tossina? Riteniamo che in tutta Italia ci si stia ponendo i medesimi interrogativi. Tentiamo, allora, di fare chiarezza intorno rischio del cosiddetto botulismo alimentare, plausibilmente risultato fatale per la 48enne dell’avellinese. Il botulino nel cibo si forma quando gli alimenti contenenti clostridium, come salsicce, verdure in scatola o prodotti a base di pesce, non vengono riscaldati a una temperatura sufficiente durante la conservazione, per farne delle conserve. Questi bacilli in queste condizioni possono produrre tossine molto pericolose. Per uccidere le tossine è richiesto un riscaldamento a oltre 85 gradi. Se si consumano cibi contenenti queste tossine senza riscaldarli a una temperatura sicura, anche piccole quantità possono causare avvelenamento da botulino. Il batterio produce una proteina altamente neurotossica – la tossina botulinica – che è responsabile del botulismo. Frattanto, il pubblico ministero Marilia Capitanio ha convalidato il sequestro, oltre che del locale, di alcuni prodotti: olio al peperoncino piccante, pomodori pelati, olio Evo e funghi Champignon a fette. Sono indagate al momento tre persone: il titolare della pizzeria e due suoi collaboratori. Nel nostro Paese, e non di rado, è capitato di trovarlo nelle conserve preparate in casa: olive nere in acqua, funghi e verdure sott’olio, conserve di carne e di pesce. Insomma, quei barattoli che magari qualcuno ricorderà essere preparati da anziane signore, sinonimo di qualità e cura rispetto alle conserve industriali, ma che, senza gli opportuni accorgimenti, sono in realtà assai esposti al rischio di contaminazione da botulino. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come riconoscere gli alimenti contaminati

Come si può leggere su la Repubblica, le conserve sicure, secondo le indicazioni fornite dall’Istituto Superiore di Sanità, si preparano bollendo gli alimenti con una soluzione composta da acqua e aceto di vino in pari quantità, e dopo averle lasciate asciugare vanno invasate, ricoperte completamente con l’olio lasciando uno spazio di 2 centimetri tra tappo e superficie, per non favorire l’anaerobiosi. Le esotossine prodotte da questo batterio si possono ritrovare in diversi alimenti ed in modo particolare nella carne e nel pesce in scatola, nei salumi, nelle conserve e nei vegetali conservati sott’olio. Gli indizi che possono suggerirci di non consumare un determinato prodotto sono diversi: rigonfiamenti delle confezioni, sversamento di liquidi, odore rancido provocato dall’acido butirrico prodotto dal batterio, oltre che colore e consistenza diversa da quella che gli alimenti dovrebbero avere. Quella del botulino è una tossina tra le più velenose al mondo: 75 nanogrammi di neurotossina botulinica sono già letali per un adulto, 1 grammo è in grado di uccidere dieci milioni di persone e una quantità di 2 ettogrammi sarebbero sufficienti per annientare l’intera umanità. L’incubazione dell’intossicazione da botulino alimentare vanno da qualche ora fino a 72 ore dopo aver consumato l’alimento contaminato, e si manifesta con disturbi della vista, quali annebbiamento e sdoppiamento della visione, dilatazione delle pupille, difficoltà a parlare, deglutire e respirare, fino alla paralisi dei muscoli involontari e respiratori e alla morte nei casi più gravi. (Continua a leggere dopo la foto)

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Le linee guida dell’Iss

Le linee guida per evitare rischi sono state pubblicate dall’Istituto superiore di Sanità, che già abbiamo in parte anticipato: per uccidere il botulino e inattivare le tossine sono sufficienti 80 gradi (anche meno, per il solo batterio), ma, per debellare le sporte, sono necessari: 100 gradi per almeno 4-5 ore, oppure 121 gradi per almeno 3 minuti. È possibile prevenire il botulismo alimentare adottando le seguenti precauzioni: evitare di aprire o consumare lattine che appaiono rigonfie, poiché ciò potrebbe indicare la presenza di tossine botuliniche; controllare sempre le date di scadenza sugli alimenti confezionati e scartare quelli scaduti; conservare correttamente gli alimenti confezionati sottovuoto, mantenendoli a una temperatura inferiore a 8 gradi per impedire la crescita batterica; prima di consumare cibi confezionati, riscaldarli a una temperatura di almeno 100 gradi per 15 minuti; il calore distrugge le tossine botuliniche; mai assaggiare o annusare la carne in scatola se è caduta o sembra contaminata; non somministrare mai miele a bambini di età inferiore ai due anni, poiché il miele può contenere spore del batterio e costituire un rischio per il botulismo infantile.

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