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Perché quest’anno più che mai dobbiamo comprare nei negozi e non dai colossi del web

Pubblicato il 18/11/2020 16:59

Di Giammaria Zanzini, referente provinciale e consigliere nazionale Federmoda-Confcommercio

Il commercio tradizionale tocca con mano il disastro economico vedendo lo spettro della chiusura attività. Mai come quest’anno i commercianti delle città hanno bisogno dell’aiuto dei concittadini: nella lotta impari contro i colossi del web i consumatori devono essere i nostri alleati. Apprezziamo le iniziative e gli appelli agli acquisti nei negozi di prossimità, ma non possono bastare senza una presa di coscienza collettiva. Solo così potrà essere davvero Natale per tutti.


Mai come quest’anno abbiamo bisogno di scelte d’acquisto etiche e ponderate. Mai come quest’anno i commercianti delle città italiane hanno bisogno dell’aiuto e della solidarietà dei propri concittadini. Purtroppo però, le conseguenze della pandemia rischiano di premiare una volta di più l’e-commerce delle multinazionali capaci di grandi margini di guadagno a fronte di pratiche non sempre trasparenti e di imposte irrisorie. Aspettando una vera ed efficace web tax che equipari le tasse dei colossi del web a quelle dovute dai commercianti in sede fissa, quello che sta facendo maggiormente le spese del cambiamento dei modelli di consumo rimane il commercio tradizionale, in particolare il settore tessile che va dalle calzature all’abbigliamento, fino all’intimo e gli accessori, di cui purtroppo il governo pare essersi dimenticato e che invece vale l’1,2% del Pil italiano.

I numeri che arrivano dall’ultima Congiuntura economica elaborata dall’Ufficio Studi di Confcommercio sono drammatici in particolare per il nostro settore rispetto ad un 2019 in cui già non mancavano i problemi: -15,2 nel primo trimestre 2020, -45,2 nel secondo, -14,9 nel terzo, con una tendenza del -12,1% per il mese di novembre.
Un disastro economico che i commercianti, le loro famiglie e i loro dipendenti stanno toccando con mano vedendo lo spettro della chiusura attività. Fatichiamo ad avere liquidità dalle banche, con migliaia di imprese impossibilitate ad accedere al credito, come ha sottolineato anche il governatore della Banca d’Italia, Visco a proposito dell’impostazione rigoristica dell’EBA (Autorità Bancaria Europea), lottiamo con i fornitori per clausole più eque, chiediamo ancora una volta sostegni allo Stato perché le nostre attività sono aperte, ma di fatto bloccate nelle vendite dalla mancanza di persone e di occasioni di socialità.

Anche ieri – continua Zanzini – abbiamo ribadito i numeri della crisi, le problematiche di settore e specifiche richieste di sostegno alla politica nell’audizione alla X Commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera. Ma un grande peso lo possono, anzi, lo devono avere anche i consumatori. È arrivato il momento in cui ognuno di noi deve porsi qualche domanda. Un click dal divano vale la perdita del tessuto economico e sociale della mia città? Il risparmio di qualche euro vale la perdita dei posti di lavoro dei miei amici? Riempirsi gli armadi di tanta merce di bassa qualità facendola arrivare dall’altra parte del mondo vale i rischi per la salute, lo sfruttamento del lavoro, l’inquinamento e l’aumento di contraffazione e falso?.

Le grandi piattaforme multinazionali non hanno dalla loro parte solo la mancanza di una web tax che l’Europa discute da anni senza trovare modo di applicarla. Il patron di Amazon dichiara che la piattaforma non è in grado di impedire ai venditori terzi (che contribuiscono per il 53% al fatturato aziendale e a cui chiedono commissioni pesanti) di vendere on-line merce falsa o contraffatta, ma di questo non è responsabile; il patron di Ali Baba ammette che nel Sudest asiatico esiste un distretto di moda parallelo in grado di produrre le griffe italiane con gli stessi tessuti e gli stessi tagli; la società NetNames, che si occupa di protezione dei marchi online, stima che sulla piattaforma marketplace Taobao controllata dal colosso cinese con 370 milioni di utenti, 8 prodotti su 10 non sono originali.

Il consumatore – conclude Zanzini – deve capire che la battaglia combattuta dai piccoli commercianti per rimanere sul mercato non è ad armi pari. E allora servono più che mai degli alleati: i nostri clienti, a cui chiediamo di non alimentare le aziende predatrici, ma di fare un piccolo sforzo in più per il bene della comunità. Ben vengano dunque tutte le iniziative possibili: in Francia sta spopolando la petizione #NoelSansAmazon, che non è solo un atto di denuncia contro il colosso (con tanto di numeri) e la richiesta di leggi ad hoc, ma un incentivo agli acquisti nei piccoli negozi. Nel nostro piccolo apprezziamo le iniziative e gli appelli dei nostri amministratori locali su luminarie natalizie e parcheggi a tariffe calmierate. Ma tutto questo non può bastare senza una presa di coscienza e un cambio di mentalità. Solo così potrà essere davvero Natale per tutti.

Giammaria Zanzini

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