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L’Agenzia delle Entrate manda le imprese in crisi per 5 mila euro di Iva non versata

Pubblicato il 10/07/2022 11:42 - Aggiornato il 15/02/2023 11:15

La cultura aziendale è fatta, indipendentemente dalle dichiarazioni di intenti (mission, codice etico, regolamenti interni, ecc), di comportamenti umani.
Nelle piccole imprese a carattere familiare (85% delle imprese italiane), come piu’ volte ribadito su queste colonne, quei contegni sono influenzati dagli atteggiamenti della proprietà e dei relativi consanguinei.
E molto spesso quei comportamenti producono delle worst practice, degli esempi negativi di condotta difficili poi da rimuovere.
Un esempio? Il controllo di gestione della finanza aziendale viene quasi sistematicamente disatteso perché il piccolo imprenditore ha timore di autocontrollarsi ed evitare di scoprire quanta inefficienza produce la sua azienda.
Ed allora adotta un comportamento da struzzo: evita di verificare se la sua azienda è eventualmente in uno stato di crisi!
E’ chiaro che questi modi di fare e di agire possono mutare o perché, caso raro, i proprietari ne assumono consapevolezza o perché, quasi sempre, quelle stesse persone sono costrette, obbligate, al cambiamento.
Ecco perché sono contento (a prescindere dal fatto che sono stato nominato Esperto nella gestione della Crisi di Impresa dalla Camera di Commercio di Napoli) della introduzione, a partire dal prossimo 15 luglio, della disciplina regolata dall’ l’art. 30-sexies del D. L. 152/2021 convertito in legge nr. 233/2021 (inserito e recepito dal codice della Composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa) che prevede l’obbligo a carico dei creditori pubblici qualificati (INPS, Agenzia delle Entrate) di inviare all’imprenditore-contribuente una circostanziata segnalazione se, a seguito di accertamenti effettuati, determinati limiti di morosità siano stati superati.


Ciò è finalizzato al funzionamento, sicuramente coercitivo ma inevitabilmente necessario, dei sistemi di controllo: in altri termini, con la segnalazione, il contribuente è “gentilmente” ammonito per metterlo in condizione di intercettare precocemente eventuali segnali di squilibrio economico/finanziario che potrebbero determinare una situazione di crisi d’impresa, e di valutare se ricorrono i presupposti per chiedere l’attivazione della procedura di composizione negoziata disciplinata dagli articoli 2 e seguenti del dl 118/2021 convertito in legge 147/2021.
Ricordiamo che l’entrata in vigore del nuovo Codice, sulla carta una opportunità storica per il risanamento del tessuto imprenditoriale del paese, ha l’obiettivo preminente di anticipare – e non accertare e conclamare – attraverso alcuni strumenti tecnici l’emersione dello stato iniziale di crisi nonché l’aggravarsi del medesimo. Il motivo è semplice: il ritardo nel percepire i segnali di crisi può poi condurre a situazioni irreversibili. In altri termini la nuova riforma vuole essere prodromica rispetto alle procedure concorsuali (fallimento in primis) per permettere una diagnosi precoce delle situazioni di difficoltà e salvaguardare la capacità imprenditoriale.
In tal caso anche gli organi di controllo della società (i sindaci e/o i revisori laddove previsti) o addirittura l’organismo di vigilanza previsto dal d.lgs 231/2001 sentiranno ancor di più il fiato sul collo per un sistematico monitoraggio della situazione economico finanziaria dell’impresa e, in ogni caso, per invitare, al fine di ridurre le loro responsabilità, gli amministratori ad attivare la Cnc con la conseguenza che gli amministratori indolenti rischieranno di essere segnalati al tribunale.
Ma sapete quali sono i limiti posti a carico delle aziende il cui superamento fa scattare l’obbligo di segnalazione da parte degli enti pubblici qualificati?
Se non avete proprio voglia di leggervi la legge sappiate che, in questi giorni, l’Agenzia delle Entrate sta inviando le “segnalazioni” alle imprese che non hanno pagato anche solo 5 mila euro del debito iva del primo trimestre 2022: avere un debito Iva dichiarato e non versato, maggiore a 5 mila euro, infatti, fa presumere l’esistenza di possibili sintomi di crisi d’impresa con la conseguente necessità che l’imprenditore debba valutare se è in crisi ed eventualmente rivolgersi alla camera di commercio per farsi nominare l’esperto negoziatore.
Se i piccoli imprenditori non hanno capito che, con un minimo di attenzione ed eventualmente rivolgendosi ai professionisti del settore, occorre sistematicamente controllare attraverso dei semplici test (che la Cciaa mette a disposizione su https://composizionenegoziata.camcom.it/ocriWeb/#/home) se l’attività è in crisi, allora quel sistema di allert lo fornisce l’Agenzia delle Entrate.
Queste segnalazioni, proprio perché fornite da creditori pubblici qualificati, potrebbero causare anche un effetto domino sui rating bancari, con la conseguenza che anche le classificazioni delle imprese ai fini della concessione del credito potrebbero subire peggioramenti.
Il 15 luglio è arrivato ma pochi lo sanno.