Dalla Germania arriva la notizia che la Corte Suprema tedesca ha sospeso l’iter di approvazione del Recovery Fund. I giudici di Karlsruhe sono intervenuti con una risoluzione urgente che non autorizza il presidente federale Frank-Walter Steinmeier a firmare la legge, in attesa di una pronuncia definitiva da parte della Corte. Le motivazioni della decisione non sono ancora state rese note. (Continua a leggere dopo la foto)
Tra i critici del Recovery Fund in Germania c’è il fondatore dell’Alternative für Deutschland, Bernd Lucke, che con il suo “Bündnis Bürgerwille” aveva già annunciato all’inizio della settimana di volersi rivolgere alla Corte costituzionale. Come riporta Il Fatto, “la tesi è la seguente: alcuni Stati Ue potrebbero non essere in grado di ripagare la loro quota di debito, che così potrebbe finire a carico dei Paesi “creditori”. Di conseguenza, dalla ratifica del Recovery Fund potrebbero derivare nuovi obblighi finanziari per la Germania. La Corte di Karlsruhe può quindi intervenire, se ritiene, prima che la Germania si assuma nuovi oneri. (Continua a leggere dopo la foto)
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Già a maggio 2020 d’altronde la stessa Corte Suprema tedesca si era espressa sul quantitative easing, concludendo che “il governo federale e il Bundestag hanno il dovere di attivarsi contro il programma di acquisto di titoli nella sua forma attuale“. Non solo, Karlsruhe aveva anche preteso che la Banca centrale europea entro tre mesi dimostrasse che gli obiettivi del quantitative easing “non sono sproporzionati rispetto agli effetti economici e fiscali“, pena il divieto per la Bundesbank di partecipare al piano lanciato nel 2015 da Mario Draghi. Una sentenza che aveva scatenato le reazioni negative della Bce e della Corte di Giustizia Ue. Anche allora, a promuovere il ricorso era stato Bernd Lucke, l’economista tedesco che fondò il partito di estrema destra AfD per poi lasciarlo, ritenendo che virasse troppo a destra. (Continua a leggere dopo la foto)
Il processo di ratifica da parte dei Parlamenti nazionali europei sulla decisione di aumentare le risorse proprie del bilancio Ue è necessaria a sbloccare le prime risorse del Recovery Fund. Negli ultimi giorni, l’ok è arrivato da Spagna, Belgio, Grecia, Lussemburgo e Lettonia, portando così a 13 gli Stati membri che hanno completato la procedura. Nelle scorse settimane, Bruxelles ha più volte sollecitato i Paesi a completare la ratifica entro la fine di marzo per rendere disponibili le prime risorse a fondo perduto del Recovery prima dell’estate. Oltre ai cinque Paesi che hanno dato l’ok di recente, il via libera sulle risorse proprie è finora arrivato dai Parlamenti di Italia, Croazia, Cipro, Francia, Malta, Slovenia, Portogallo e Bulgaria. All’appello mancano ancora 14 Stati membri su 27.
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