In Italia intorno alle mascherine continua a regnare indisturbato il caos, con il governo a non pronunciarsi in maniera definitiva e le singole Regioni a decidere ognuna per sé: si passa così dall’obbligo di indossarle ogni volta che si mette il naso fuori casa in Lombardia e Toscana alla totale assenza di imposizioni in gran parte dello Stivale. Ma anche fuori dai confini intorno alle protezioni la confusione è tanta. E le tensioni alte, con gli incidenti diplomatici a fare pericolosamente capolino.
Nelle ultime ore, infatti, hanno fatto capolino in rete notizie di mascherine destinati via aerea alla Germania e invece dirottati in fretta e furia verso gli Stati Uniti, di un carico acquistato dalla Spagna e rimasto però bloccato ai confini della Turchia, di scatoloni che sarebbero dovuti finire in Brasile e che invece la Cina ha deciso improvvisamente di inviare in America. Il tutto mentre la Germania accusava senza troppi giri di parole la Casa Bianca di aver dato il via a vere e proprie operazioni di “pirateria”. E la Francia si trovava puntato contro il dito della Svizzera.
Sequestri e dirottamenti di prodotti che un tempo erano considerati di poco conto e che ora sono diventati improvvisamente inestimabili per valore si susseguono uno dopo l’altro, in un crescendo di tensioni che è la spia di una crisi inaspettata e che gli Stati di tutto il mondo faticano a comprendere e affrontare senza schizofrenie. Con la Cina, primo Paese colpito dal Covid-19, che è anche la produttrice di gran parte del materiale al quale i governi danno disperatamente la caccia.
Un quadro nel quale una situazione particolarmente delicata la stanno vivendo gli Stati Uniti: Trump, di fronte ai numeri sempre più allarmanti dell’emergenza, ha imposto alla 3M di rivolgere tutta la produzione all’interno degli Usa, nonostante gli accordi già stipulati all’estero. Il presidente è accusato, di fronte ai decessi crescenti, di non fare abbastanza soprattutto per aiutare le grandi città, e così ecco il tentativo di mostrare i muscoli a ogni costo. Al punto da arrivare a nuovi accordi con la Cina per l’invio di materiale.
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