Il sostegno che il governo Conte ha annunciato per le aziende italiane, costrette a tenere le saracinesche abbassate a causa della crisi, ci sarà. Ma non potrà essere così immediato. Per una serie di ragioni che finiranno inevitabilmente per rallentare il piano di sostegno alle nostre imprese, Europa in primis. Serve, infatti, l’ok dell’Ue allo schema varato dall’esecutivo, innanzitutto. Poi bisognerà attendere i tempi, non proprio celerissimi, delle procedure ordinarie. Come sottolineato dal presidente dell’Abi Antonio Patuelli, che intervistato da Milano Finanza ha definito l’intervento “un passo avanti” sottolineandone però anche i limiti.
“Nella comunicazione – ha detto Patuelli con riferimento all’annuncio di Conte – si è data l’errata sensazione dell’immediatezza della distribuzione della liquidità, il che ha spinto molti imprenditori a telefonare alle banche per chiedere come fare per ottenerla. Ma non ci sono certezze, anche perché il decreto non è ancora in Gazzetta Ufficiale”. Le garanzie Sace, inoltre, richiedono il via libera dell’Unione Europea prima di poter essere applicate. Bruxelles ha già ricevuto pressioni in questo senso per velocizzare i tempi. In ogni caso, però, servirà un po’ di pazienza.
“Penso che la fase preparatoria riempirà almeno la settimana di Pasqua” ha ipotizzato Patuelli. Il tutto in un momento già delicato per gli istituti, che utilizzano molto lo smartworking e che stanno già gestendo le misure volute dal governo sul fronte moratorie, mutui e anticipi della cassa integrazione. Il rischio che il sistema vada incontro a inevitabili rallentamenti, insomma, c’è. Anche perché al momento non sembrano previste deroghe al testo unico bancario né alle norme di vigilanza per semplificare le pratiche di fido con garanzie.
L’iter sarà un po’ più rapido per i prestiti garantiti al 100% da garanzia statale, anche se sarà comunque necessaria l’approvazione che, in caso di grosse cifre, non potrà essere propriamente immediata. Meno agile, invece, la corsia nei casi di garanzia al 100% con la partecipazione dei Confidi. Nella speranza che l’Europa, nel frattempo, dia una spinta al calendario di scadenza, per non rischiare di aggiungere tensioni in un momento già particolarmente delicato.
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