La pace è finita, cari italiani. La macchina fiscale, rallentata in coincidenza dell’esplosione della pandemia, è pronta a rimettersi in moto, e poco importa se nel frattempo le famiglie non hanno avuto modo di risollevarsi, ancora in attesa di aiuti mai arrivati da parte del governo. La proroga per la rottamazione ter e il saldo e stralcio per le rate scadute del 2020 sono due richieste andate a vuoto. Con la scadenza del 1 marzo che doveva essere prorogata con un emendamento al decreto Milleproroghe che, però, non è stato approvato. Niente slittamento delle scadenze, dunque. E pazienza se i contribuenti continuano a gran voce a chiedere un po’ di respiro.
A partire dal mese di marzo termineranno le sospensioni per le notifiche dei nuovi atti e i versamenti di quelli vecchi. Per non perdere i benefici della rottamazione ter e del saldo, bisognerà quindi pagare le rate scadute del 2020 entro la fine di febbraio. L’Agenzia delle entrate e l’Agenzia delle entrate Riscossione torneranno nel frattempo alla carica, notificando cartelle e avvisi di accertamento con uno scaglionamento di due anni.
E sempre a partire dall’1 marzo ricominceranno a decorrere i termini di pagamento per le rate dei piani delle precedenti rottamazioni. Si parla di un queste ore di un possibile rinvio di due mesi, al vaglio del governo, ma circoscritto soltanto ai versamenti delle rate delle rottamazioni, non anche agli invii dei nuovi atti. Quello che non è stato pagato nel 2020, insomma, andrà versato ora, tutto insieme. Con l’aggiunta delle immancabili beffe per gli italiani, costretti a fare i conti con il passaggio sui conti bancari di imprese e famiglie degli interessi passivi dello scorso anno.
Tante aziende hanno già lanciato l’allarme: gli interessi saranno addebitati sui conti a prescindere dalla disponibilità e così chi in questi mesi ha lavorato poco o nulla si troverà con il rischio di sconfinare e finire segnalato, in base alle nuove disposizioni entrate in vigore da gennaio. “La Banca d’Italia e lo Stato dovrebbero intervenire per evitare di appesantire un quadro che è già drammatico”. L’ennesimo appello destinato a rimanere inascoltato.
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