In un momento di crisi totale di liquidità, per gli esercenti c’è un altro dramma alla finestra: il governo preme per l’addio ai contanti e spinge per l’utilizzo delle App. Ma un passaggio del genere, da un sistema a un altro, penalizzerà tantissimo il settore. È davvero questa la priorità? Mentre in tutto il mondo i grandi Paesi stanno facendo di tutto per iniettare liquidità nella tasche di cittadini e commercianti, da noi si pensa a sabotare il contante. Il primo luglio, infatti, si abbasserà da 3mila a 2mila euro la soglia per l’uso del contante e diventerà operativo il credito d’imposta del 30% sulle commissioni pagate dai negozianti per l’utilizzo dei Pos. Dario Aquaro e Cristiano Dell’Oste spiegano sul Sole 24 Ore: “Il costo per l’utilizzo della moneta elettronica, a seconda dei casi, varia da ‘zero virgola’ ad alcuni punti percentuali, ma oltre il costo vanno valutati i tempi di accredito”. E il problema è proprio qui: i tempi lunghi per avere il denaro sul conto, in questa fase di scarsa liquidità, “sono un bel problema per gli esercenti”.
È vero che il controvalore dei pagamenti con carte di debito è solo l’1,63% di quelli eseguiti con strumenti digitali bancari e postali, ma il dato è in aumento e l’avanzata dei Pos continua. Si legge sul Sole: “Se a marzo e aprile il lockdown ha fatto crollare gli acquisti in negozio – mandando in negativo tutto il primo quadrimestre – a gennaio e febbraio le transazioni erano ancora in crescita, del 10,5% e del 17,3% su base annua. Negli ultimi tempi, comunque, sta prendendo piede un nuovo modello ‘senza plastica’. Nel mondo si stanno già incentivando le soluzioni device-free, cioè i pagamenti con riconoscimento facciale (come fa Alipyay in Cina)”.
Gli esercenti, dunque, dovranno prepararsi a un’ulteriore nuova frontiera del pagamento, dimenticando i contanti. “In Italia, è proprio il device, cioè lo smartphone, a guadagnare sempre più spazio. L’anno scorso i mobile payment in negozio hanno raggiunto quota 58 milioni, per un valore di 1,83 miliardi, secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano. E quelli al di fuori del punto vendita fisico hanno sfiorato 1,24 miliardi di euro. Mentre si affacciano i pagamenti con smartwatch e wearable (gli apparecchi ‘indossabili’, come un braccialetto) che nel 2019 hanno toccato i 70 milioni di euro”.
Altrettanto evidente, però, è la “spaccatura” di un mercato in cui – in termini di transazioni e valori – il contante la fa ancora da padrone. Spiega Il Sole: “La prossima partita si giocherà in termini di crescita della diffusione e dell’utilizzo dei pagamenti digitali. Un ruolo – in questa partita – ce l’avrà anche il meccanismo del cashback ‘di Stato’, previsto dall’ultima manovra e destinato a scattare dal 2021. Le istruzioni sono ancora da scrivere (il termine ordinatorio per il Dm dell’Economia è scaduto il 30 aprile). Ma la legge dice già che ne beneficeranno i consumatori che pagano ‘abitualmente’ con mezzi tracciabili”. E a farne le spese saranno gli esercenti, i quali in questa situazione hanno bisogno di contanti, e invece…
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