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Patrimoniale, mon amour: gli aiuti europei tardano e il governo rispolvera la sua vecchia idea

Pubblicato il 23/05/2020 15:20 - Aggiornato il 23/05/2020 15:50

Numeri che continuano a spaventare, settimana dopo settimana. E l’idea di una nuova tassa patrimoniale a saltare di bocca in bocca tra gli esponenti del governo, anche se ufficialmente nessuno ne parla e nessuno la prende in considerazione. La verità, però, è che l’ipotesi di un’imposta sul patrimonio è tutt’altro che tramontata, in un Paese che rischia di perdere una grossa fetta del proprio Pil annuo, come testimoniato dalle ultime stime pubblicate da Goldman Sachs che parla di un calo del 14% del prodotto interno lordo. Entro la fine del mese, il Paese potrebbe trovarsi quindi a fare i conti con 320 miliardi di crescita.

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Di fronte alle telecamere, il premier Giuseppe Conte continua a ribadire che non c’è di che preoccuparsi. Ci penserà l’Europa a tendere la mano, sostiene Palazzo Chigi, forte delle posizioni della Merkel e di Macron e senza dar troppo peso alla posizione del blocco dei falchi del Nord, capeggiati dall’Olanda, che continuano a rifiutare in maniera categorica qualsiasi collettivizzazione del debito. Il rischio, se non si riuscirà a sbloccare il muro contro muro al momento in atto in seno all’Ue, è che alla fine i conti di Conte sballino di circa 140 miliardi, non proprio bruscolini. E allora il risparmio degli italiani tornerebbe nel mirino.

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Ma una patrimoniale, poi, sarebbe davvero una soluzione ai problemi economici del Paese, messo in ginocchio dalla crisi figlia dell’emergenza sanitaria? Secondo gli esperti no. L’imprenditore Ernesto Preatoni attraverso le pagine di Libero scrive che una patrimoniale non così dura da scatenare rivolte sociali interesserebbe soltanto il 20% delle famiglie. “Di questi vogliamo supporre che la metà paghi una tassa di tremila euro. Si tratta di due milioni di famiglie e quindi il gettito sarebbe di sei miliardi. Il 5% supponiamo che paghi diecimila euro: un milione di famiglie che complessivamente verserebbe dieci miliardi di euro. Altri 800 mila potrebbero versare circa ventimila euro. Totale 16 miliardi. Infine la punta dei ricchissimi, duecentomila famiglie cui verrebbero imposti centomila euro di tasse. Ricavo 20 miliardi, per un gettito complessivo di 52 miliardi. In questo modo si coprirebbe giusto la manovra 2020”.

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Una decisione dolorosa, quindi, e che non inciderebbe più di tanto sulle casse dello Stato, al prezzo del rischio di fortissime tensioni sociali. Una possibilità che gli esperti bocciano, dunque, ma che continua a balenare nella mente degli esponenti dem, quelli che guidano ormai in maniera piuttosto palese un esecutivo che vede di contro il potere decisionale dei Cinque Stelle sempre più ridotto. Non dovesse riuscire a Conte il giochino europeo, c’è da scommettere che quella parola, patrimoniale, tornerebbe subito ad aleggiare. Con la possibilità, stavolta, che non resti soltanto un’idea.

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