Dalle aule di tribunale arrivano altri colpi alle strategie discriminatorie adottate dal governo negli ultimi mesi per contrastare la pandemia, pensate per rendere di fatto la vita impossibile ai non vaccinati e privarli persino del diritto al lavoro. Il Tar della Lombardia ha infatti sollevato una questione di legittimità sul decreto con l’esecutivo Draghi ha vietato ai sanitari non vaccinati non solo di entrare a contatto con i pazienti, ma anche di seguirli a distanza, tramite telelavoro. Una decisione arrivata al termine del caso sollevato mesi fa da una psicoterapeuta No vax.
La donna era stata sospesa dall’ordine degli psicologi e le era stato impedito di lavorare a contatto con i pazienti. Come spiegato dalla Verità, l’ordine aveva deciso infatti di applicare il decreto 44 dell’aprile 2021: la norma sospende i sanitari non vaccinati dalle attività sanitarie che “implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio”. La dottoressa a quel punto aveva interrotto le sedute con i pazienti scegliendo di seguirli a distanza, con degli incontri telematici.
Il 22 dicembre, contro la dotteressa era però arrivata un’altra sanzione: applicando il nuovo decreto legge 172 del 26 novembre 2021, l’ordine le aveva impedito anche il lavoro a distanza, visto che la norma prevede per i sanitari non vaccinati “l’immediata sospesione dall’esercizio della professione” senza distinzioni. Stremata, la donna aveva deciso di rivolgersi al Tar, che alla fine le ha dato pienamente ragione, permettendole così di tornare alle sedute telematiche con i suoi pazienti.
I giudici hanno anche sollevato una questione di legittimità costituzionale sul decreto 172. Una notizia che arriva a poche ore da un’altra, altrettanto importante: un altro Tar, quello del Lazio, ha disposto con due decreti monocratici il reintegro in servizio e il pagamento dello stipendio di alcuni agenti penitenziari e membri delle forze dell’ordine che continuano a rifiutare di sottoporsi alla vaccinazione.
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