Occhi puntati su Libra, la moneta virtuale pensata da Facebook e tra gli argomenti di discussione più spinosi durante il G7 finanziario di Chantilly, in Francia. Un’idea che continua a scatenare critiche feroci, tra le quali quelle del ministro dell’Economia transalpino Bruno Le Maire: “non può diventare una valuta sovrana, e bisogna considerare tutti i rischi legati al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo internazionale”. Insomma, una bocciatura forte, totale. Non la prima.
Di Libra si è detto e scritto già tantissimo: Mark Zuckerberg ha fissato l’esordio per i primi sei mesi del 2020, spiegando come la nuova moneta permetterà di fare acquisti online “sui principali social” (sicuramente su Instagram, Facebook e WhatsApp, che d’altronde appartengono alla sua galassia).
Da un punto di vista tecnico, una valuta digitale decentralizzata, cioè non controllata o emessa da un organismo centrale come ad esempio la Banca Centrale Europea, basata su una scrittura segreta, un meccanismo comprensibile e decifrabile soltanto da chi conosce un determinato codice, come il Bitcoin.
Il re dei social è subito finito nell’occhio del ciclone: dopo Le Maire, anche il ministro italiano Giovanni Tria non le ha mandate al dire nel corso del G7, mostrando “grande preoccupazione” ma prevedendo anche “azioni di controllo e interventi”. Una vera e propria dichiarazione d’intenti arrivata al termine di un incontro in cui si è dibattuto anche della tassazione per le imprese del web.
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