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Mes, dietro le rassicurazioni di Bruxelles si nasconde una bomba da 6.800 miliardi (che colpirebbe sopratutto l’Italia)

Pubblicato il 04/02/2020 12:23 - Aggiornato il 04/02/2020 12:26

Se ne è discusso a lungo dell’ormai famigerato Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità contestato ampiamente nei mesi scorsi e sui quali il governo, già deciso da tempo ad approvare la riforma, ha dato ampie rassicurazioni. E che però nasconde in sé elementi forse non noti a tutti e dall’impatto politico potenzialmente non irrilevante. Vero è che il fondo vero e proprio non nascerà prima del 2024, forse anche più in là. Ma altrettanto vero è che a brevissimo sarà il momento di discutere delle cosiddette Cacs, clausole di azione collettiva in caso di ristrutturazione del debito sovrano.

Mes, dietro le rassicurazioni di Bruxelles si nasconde una bomba da 6.800 miliardi (che colpirebbe sopratutto l'Italia)

Tanti analisti continuano a sottolineare i rischi della nuova formulazione del Mes, predicando a vuoto: l’impatto sarà anche sul mercato dei titoli illiquidi in mano al sistema creditizio, quelli che vengono solitamente indicati come derivati. Il presidente del Meccanismo Klaus Regling aveva chiarito in passato che gli asset di livello 3 sono in questo senso difficilissimi da valorizzare, quasi impossibili, aggiungendo che l’assenza di parametri rendeva difficile anticipare le conseguenze delle nuove norme sull’insieme dei titoli illiquidi. Non un aspetto di poco conto per un Paese, il nostro, che stando alle stime di Bankitalia del 2018 ha un asset di titoli illiquidi dal peso di ben 6.800 miliardi.

Mes, dietro le rassicurazioni di Bruxelles si nasconde una bomba da 6.800 miliardi (che colpirebbe sopratutto l'Italia)

Dunque, per farla breve, il Mes andrà a introdurre delle novità che non sa bene quali conseguenze avranno sull’insieme dei derivati. Difficile affrontare a cuor leggero quello che, di fatto, è un vero e proprio salto nel buio con delle ricadute potenzialmente devastanti, che nessuno è attualmente in grado di anticipare con certezza. Dovesse venire giù, la valanga ricadrebbe con estrema facilità sugli istituti italiani. Collegando il rischio bancario con il debito sovrano, il rischio è che il Bel Paese sia lo Stato più esposto a questa rivoluzione voluta a tutti i costi da Bruxelles.

Mes, dietro le rassicurazioni di Bruxelles si nasconde una bomba da 6.800 miliardi (che colpirebbe sopratutto l'Italia)

Tecnicismi apparenti dietro i quali si nascondono in realtà scelte politiche di grande importanza. Affrontate con estrema superficialità, lasciando che le riforme vengano approvate senza un’adeguata valutazione, a monte, delle conseguenze. Il tutto mentre altri economisti puntano il dito contro la Germania: considerando che il record di derivati e titoli illiquidi spetta agli istituti tedeschi, il dubbio è che si sia preferito semplicemente non valutare l’impatto di un’unione bancaria su quel settore, girando la testa dalla parte opposta.

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