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È di nuovo corsa all’oro: perché la Cina e le banche centrali europee stanno investendo tutto sul lingotto

Pubblicato il 22/10/2019 16:11

In un articolo oggi pubblicato su Insideover, Federico Giuliani spiega il grande ritorno all’oro da parte delle banche centrali. Di cosa hanno paura? Che sta succedendo? L’imperativo di Cina e Russia è smarcarsi dal dollaro il più in fretta possibile e creare così un nuovo sistema economico non più incentrato attorno alla moneta Usa. Per realizzare un’impresa simile, saranno decisive le scelte geopolitiche attuate da Xi Jinping da qui ai prossimi anni. E qui entra in ballo il discorso dell’oro.

Giuliani sottolinea come sia fondamentale notare che l’oro sta progressivamente ricoprendo il ruolo che negli anni passati apparteneva al dollaro. Dando un’occhiata ad alcune statistiche pubblicate da Bloomberg, si nota come lo scorso dicembre la Cina abbia acquistato ben 5,9 tonnellate di oro fisico, portando il totale complessivo delle sue riserve auree degli ultimi nove mesi a 100 tonnellate.

Giuliani fa notare che Pechino ha avuto una fiammata nell’acquisto di oro proprio in concomitanza dell’avvento dei dazi degli Stati Uniti. Si legge su Insider: “La spiegazione a questa nuova tendenza arriva direttamente dalla Banca centrale dell’Aja, che ha sottolineato come lo stock aureo rappresenterebbe la base per la ricostruzione del sistema, qualora questo collassasse in seguito a guerre commerciali di vario tipo”.

“E considerando che le economie di Cina e Stati Uniti sono tra loro collegate, tale eventualità non è da escludere a priori. Inoltre l’oro ha un altro vantaggio: mentre bond e titoli vari perdono o acquistano valore a seconda delle contingenze, il valore di una barra dorata resta costante, crisi o non crisi”.

La corsa all’oro, però, non riguarda solo Cina e Russia, ma anche le banche centrali europee, come quelle di Olanda, Austria e Germania. “Tedeschi e austriaci hanno accelerato le pratiche di rimpatrio delle riserve auree situate nei caveau esteri, mentre gli olandesi hanno addirittura trasferito una buona parte dei propri lingotti in un complesso militare”. Anche loro hanno smesso di fidarsi del dollaro?”

Dai dati riportati da Il Sole 24 Ore, la banca centrale cinese lo scorso agosto ha aumentato le riserve auree per il decimo mese consecutivo. Più in generale, da dicembre la People’s Bank of China ha accolto 105,7 tonnellate di lingotti, con un incremento complessivo del 5,8%. Il Dragone può adesso contare complessivamente su circa 1942,4 tonnellate di oro. Un’enormità.

Accanto all’accumulo di oro – conclude Giuliani – c’è un altro fenomeno da registrare: “la vendita dei titoli di Stato americani. Lo stock di debito statunitense in mani cinesi continua a calare, e luglio ammontava a 1110 miliardi di dollari, il minimo dall’aprile 2017”. La corsa all’ora è cominciata. Non più il Far West, ma il Far Est.

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