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Vittima del vaccino, “La correlazione c’è”. Ma la Procura archivia. Su Report la storia di Davide Villa (VIDEO)

Pubblicato il 12/02/2024 18:47 - Aggiornato il 12/02/2024 20:52

Davide Villa, prima vittima del vaccino AstraZeneca, ha salvato con il suo sacrificio tante vite umane”, nelle parole di Fabrizio, il fratello di Davide Villa: appena 51enne, il vice sovrintendente della squadra mobile della Questura di Catania è deceduto il 6 marzo 2021, solo 12 giorni dopo la somministrazione del vaccino di AstraZeneca contro il Covid-19. Un caso che ha fatto scuola, ma in senso negativo, circa le pesantissime e oggettive responsabilità di Aifa, su cui torneremo. Nel caso di Davide Villa, il nesso di causalità è stato sancito da una commissione nominata dalla Procura di Messina, eppure ancora la famiglia non riesce a ottenere giustizia: la Procura ha archiviato il caso. Sicché nella puntata di Report (cliccando QUI si può vedere l’intera inchiesta), di cui abbiamo già scritto a riguardo dell’approviggionamento vaccinale. Ora, vediamo cosa è emerso nella trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci. Tra le testimonianze, quella del docente di immunologia Andreas Greinacher dell’Università di Greifswald, che già nel 2021 aveva individuato i pericolosi anticorpi anti-PF4 in alcuni pazienti che avevano sviluppato, a pochi giorni dalla vaccinazione con AstraZeneca, trombosi associata a trombocitopenia. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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Facciamo un passo indietro

Partiamo da un particolare piuttosto inquietante, quanto significativo, ovvero il fatto che la platea inizialmente prevista da AstraZeneca si riferisse a un’ampia fascia d’età, dai 18 ai 55 anni, mentre, a seguito dei primi casi, il vaccino della casa farmaceutica anglo-svedese è stato poi consigliato essenzialmente agli over 60, sino praticamente a sparire dagli hub vaccinali. Ebbene, tra quei casi che hanno portato al cambiamento di rotta, il primo è stato proprio il decesso di Davide Villa:  il primo caso italiano di decesso a seguito della prima dose di AstraZeneca. Tuttavia, Aifa non solo vietò le autopsie delle vittime ma in un suo documento interno dell’Aifa, datato 13 febbraio 2021 (che, dunque, precede di quasi un mese la morte del poliziotto) conferma che l’Agenzia del farmaco sapesse già che il vaccino Astrazeneca poteva essere pericoloso e comportare danni collaterali, come scoprì il programma Fuori dal Coro nell’aprile dello scorso anno. Il consenso informato, che tanto informato non era, e lo scudo penale per medici e soggetti vaccinatori, un unicum tutto italiano, hanno reso possibile questa sorta di delitto perfetto. Ma i familiari di Davide Villa non si arrendono e invocano giustizia.  (Continua a leggere dopo la foto)
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La (incredibile) decisione del giudice

“In stato di emergenza non ci possono essere delle responsabilità penali”, sarebbe questa la motivazione, invero grave e risibile, della sentenza di archiviazione. Oltre al danno la beffa: la Procura di Messina è la stessa che, lo scorso anno, ha accertato che “il vaccino si pone in relazione causale con l’insorgenza della sindrome di trombosi con trombocitopenia responsabile della morte”. Davide Villa, per proteggere la mamma malata ha voluto vaccinarsi subito, ha riferito il fratello Fabrizio, ecco perché parla di “sacrificio”. Pochi giorni dopo il vaccino, a causa di forti dolori addominali, il poliziotto è finito al Pronto soccorso dell’Ospedale di Catania. Villa è stato, poi, trasferito presso il reparto di terapia intensiva con la diagnosi di emorragia cerebrale in piastrinopenia e trombosi della vena porta. “Da lì inizia la sua la sua agonia che durerà poi trenta ore“, ricorda il fratello Fabrizio.

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