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“Tre mesi in coma dopo il vaccino. Ma ora…”. La drammatica testimonianza di Irene a Report. Lo scandalo degli Open Day (VIDEO)

Pubblicato il 12/02/2024 14:02 - Aggiornato il 12/02/2024 14:04

Gli scandali legati ai vaccini non accennano a placarsi. Ieri sera a Report, la trasmissione di Rai3, abbiamo assistito a un gioco di scaricabarile. E alla drammatica testimonianza di una donna di 41 anni, Irene Cervelli, che dopo essersi sottoposta al siero ha avuto la vita completamente rovinata. Irene, vaccinata in un Open Day nel maggio del 2021, è stata tre mesi in coma. Ha subito cinque interventi chirurgici ed è stata costretta a una lunga riabilitazione. Nonostante questo, oggi è invalida al 100%. A distanza di tre anni sta cercando di tornare a una vita normale. Report vuole vederci chiaro. Se era evidente che la vaccinazione poteva servire alle persone anziani o fragili, mentre i soggetti più giovani non ne avrebbero avuto bisogno, perché sono stati organizzati Open Day per gli Under 40? Chi ha dato il nulla osta e seguendo quali criteri? La trasmissione lo ha chiesto a Giovanni Rezza, Direttore Generale prevenzione del Ministero della Salute dal 2020 al 2023. (continua dopo la foto)

“Noi abbiamo suggerito la vaccinazione dai 60 anni in su”, risponde Rezza. La giornalista non è soddisfatta. “Ciò che veramente non si comprende”, chiede, “è perché vengono poi organizzati dalle Regioni gli Open Day per gli Over 18. Visto che eravate già consapevoli che era meglio somministrare questo vaccino agli Over 60”. L’ex Direttore Generale, visibilmente imbarazzato, gioca allo scaricabarile. “Il Cts dà un parere consultivo. Il Cts non governa. Il Cts non dà ordini, dà solo delle indicazioni”. Ma, come fa notare Report, è proprio in base al nullaosta del Cts che molte Regioni italiane hanno organizzato gli Open Day per i soggetti più giovani. La domanda, quindi, viene posta anche al Direttore Generale di Aifa Nicola Magrini. “Gli Open Day sono stati un errore?”. La risposta è abbastanza impressionante, se si ha presente il comportamento dei media e delle istituzioni in quegli anni. “A mio avviso”, risponde Magrini, “sarebbe stato meglio seguire le raccomandazioni di usi preferenziali già fornite”. In pratica, pian piano si sta ammettendo che i vaccini andavano riservati a soggetti anziani e fragili. E che i giovani e gli Under 40 non ne avevano bisogno. (continua dopo il video)

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Il problema è che viene ammesso quasi come fosse un’ovvietà. Mentre chiunque tentasse di porre queste domande durante la Pandemia veniva trattato come un pazzo provocatore. “Quindi lei non avrebbe organizzato un Open Day per i giovani?”, incalza la giornalista. “Avrei organizzato gli Open Day coerentemente con le raccomandazioni di Aifa. Per gli Over 60”, conferma il Direttore Generale di Aifa stessa. Che di fronte all’affermazione dell’intervistatrice secondo cui le reazioni avverse nelle giovani donne potevano essere una ogni 25.000, risponde così: “Era responsabilità di chi gestiva la campagna vaccinale organizzare gli Open Day. Non era di Aifa”. Insomma, prima hanno vaccinato persone che non avevano bisogno causando effetti collaterali in un numero significativo di esse. Ora lo ammettono, ma scaricano le responsabilità. Resta una domanda: se lo sapevano, perché hanno taciuto? Per paura del “clima infame” riservato a chiunque osasse mettere in discussione la narrazione ufficiale? La risposta ci sembra ovvia.