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“Visita nel 2027.” Sanità, l’appuntamento beffa con tanto di raccomandazione: “Ci prendono in giro!”

Pubblicato il 15/11/2023 22:00 - Aggiornato il 15/11/2023 22:08

La raccomandazione che accompagna la prenotazione di una visita oculistica – il classico “Non arrivate in ritardo” – sembra piuttosto una beffa, un oltraggio al povero cittadino bergamasco che, per il proprio appuntamento, ha scoperto di dovere attendere sino al 3 marzo del 2027. Alle ore 9.10. Non potremmo immaginare nulla di più surreale. Eppure, pare si trattasse del primo appuntamento utile, certificando l’evidente collasso del Sistema sanitario nazionale, già messo piuttosto male per via dell’emergenza da Covid-19, che ha accresciuto le notorie e gravi criticità dovute alla aziendalizzazione delle strutture sanitarie, ai continui tagli di spesa – a livello centrale come a livello territoriale –, ai ridimensionamenti vari. Al punto che, come abbiamo scritto, cominciano a sorgere i primi Pronto soccorso a pagamento. Una americanizzazione della Sanità, in cui ci si potrà curare solo se si hanno le disponibilità economiche? Forse è anche peggio, perché la nostra Costituzione all’articolo 32 riconosce universalmente, e in teoria tutela, il diritto alla salute. (Continua a leggere dopo la foto)
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La situazione in Lombardia (e non solo)

Dunque, dovrebbe attendere 3 anni e 4 mesi, l’uomo 64enne che lo scorso 3 novembre ha fatto una prenotazione per una visita oculistica di controllo in una struttura sanitaria sì privata, ma convenzionata con la Regione Lombardia. Oppure, e glielo consigliamo, potrà provare a rivolgersi altrove. Il curioso fatto di cui si occupa la Repubblica, purtroppo, non è inedito e noi stessi ci siamo occupati in più di una occasione di liste d’attesa infinite, che magicamente si riducono a uno o due giorni se si decide di prenotare la visita intra moenia. Lo stesso quotidiano romano cita anche il caso di un’altra prenotazione per una risonanza di controllo nell’ospedale di Vimercate. Ebbene, in quest’altro caso la prima disponibilità risulta essere per il giugno 2025. Ora, qualcuno avanza un legittimo sospetto, come Walter Bergamaschi, direttore generale dell’Agenzia di tutela della salute di Milano, la quale essa sola copre un terzo del territorio regionale. “Gli erogatori privati e accreditati devono ancora dimostrarci di riuscire a migliorare e fare le prestazioni che servono di più e non quelle che rendono di più”, ha detto Bergamaschi, intervistato in proposito dal telegiornale regionale della Rai. Ai “privati”, invero, conviene particolarmente lavorare con il pubblico, considerando che possono emettere fatture mensili sino al 90% del budget. (Continua a leggere dopo la foto)
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Privati convenzionati, le accuse di Bertolaso

Ma l’aumento delle convenzioni con il servizio pubblico stenta a decollare, almeno in Lombardia, come lamenta l’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso. Questi ha anche inteso rimarcare le resistenze degli ospedali privati al nuovo Cup unico, che ha proprio il fine di snellire ogni procedura. Ma che tra gli ospedali pubblici e i centri privati vi sia una certa discrasia circa il recupero delle liste di attesa non è un problema solo lombardo. Così come non è un problema solo delle cliniche private, anzi. Ad ogni modo, le liste d’attesa erano una fragilità del nostro sistema sanitario già prima della pandemia, come l’affollamento dei Pronto soccorso e la carenza nella medicina territoriale. Ad aggravare il quadro l’endemica e conclamata carenza di medici e personale sanitario: si dovrebbero assumere 15mila dottori ogni anno per i prossimi dieci, per colmare il gap con il resto dell’Europa, segnala il XVIII Rapporto Sanità del Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata.

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