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“Lei era troppo disinvolta”: pena ridotta a uno stupratore. Bufera sui giudici

Pubblicato il 19/09/2020 10:38

Gli eventi risalgono all’8 giugno del 2019 quando a Vimercate, in provincia di Monza, un 63enne aveva sequestrato la compagna nella loro roulotte e l’aveva picchiata e violentata fino all’arrivo, al mattino, dei carabinieri allertati dalla figlia. L’ha minacciata di morte, le ha puntato un coltello al viso e le ha strappato di mano il telefono così da impedirle di chiedere aiuto: infine l’ha percossa con un tavolino di legno e ha iniziato a picchiarla a mani nude. Inizialmente il rito abbreviato aveva previsto una pena di 5 anni, ora ridotti a 4 anni e 4 mesi in Corte d’Appello con motivazioni che stanno facendo molto discutere.

Mentre in Italia le donne cercano di far sentire ancora più forte la loro voce per difendere i propri diritti e la propria libertà, arriva una notizia che esaspera ancora di più la situazione e che – a buon diritto – crea ulteriori polemiche. Si tratta della decisione della Corte d’Appello di Milano di ridurre la pena per lo stupratore di 63 anni condannato per aver sequestrato, picchiato e violentato la sua ex convivente. I giudici hanno ritenuto che in “un contesto familiare degradato” l’intensità del dolo dei reati è attenuata dal fatto che l’uomo “era esasperato dalla condotta troppo disinvolta della donna”.

Il retromessaggio dunque è questo: lei aveva un comportamento troppo disinvolto, quindi è quasi giustificabile quello che ha fatto l’uomo. Pugni e schiaffi al viso violentissimi mentre lei lo ha implorato di fermarsi: una escalation di violenza culminata con colpi violenti alla schiena che hanno tramortito la donna poi trascinata per i capelli e gettata sul letto. L’uomo accusava la vittima di averlo più volte tradito con altre persone conosciute su Facebook. 

Nello specifico i giudici hanno confermato “l’esattezza giuridica dell’imputazione di sequestro”, ma poi, in accordo con la tesi dell’avvocato difensore Monica Sala, sottolineano come non possa non essere preso in considerazione il contesto familiare di degrado nel quale la coppia viveva di Vimercate. Quest’ultimo “era caratterizzato da anomalie quali le relazioni della donna con altri uomini, dall’imputato quasi favorite o comunque non ostacolate” fino a che la ex non è rimasta incinta di un altro uomo. Tali motivazioni attenuerebbero la posizione dello stupratore e una più scarsa intensità del dolo.

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