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“Inutilizzabili e pericolosi: sono da buttare”. Qual è l’ultimo disastro di Arcuri

Pubblicato il 11/11/2021 08:30

Piove sul bagnato per Domenico Arcuri, e per l’Italia che ha avuto la brutta sorte di averlo a capo dell’emergenza Covid insieme a Giuseppe Conte e al ministro Speranza. Dei primi due, fortunatamente, non si sa più nulla, il terzo invece continua a far danni. Dopo aver raccontato tutte le gaffe, gli orrori e gli errori, gli scoop e le inchieste su Arcuri e il suo operato, si torna di nuovo a parlare di lui. Le primule, le mascherine cinesi risultate “non regolari”, l’app Immuni, i banchi a rotelle, e ora i ventilatori polmonari! Un fallimento totale. Non ne ha azzeccata una. Uno spreco di soldi e risorse inutile e persino pericoloso. L’ultimo disastro che Arcuri ha combinato, allora, si diceva, è quello dei ventilatori: “500 macchinari inutilizzabili, che sono da buttare”. (Continua a leggere dopo la foto)

La l’ha raccontata La Stampa, ricostruendo tutto nel dettaglio, sulla base dell’ultimo report, “richiesto dall’attuale struttura commissariale per fugare ogni dubbio. E consegnato direttamente al generale Francesco Figliuolo, lunedì scorso in visita a Torino”. Un dossier che, spiega il quotidiano diretto da Giannini, “contiene la bocciatura definitiva… Uno studio comparativo – che ha misurato le performance dei ventilatori polmonari in questione con altri sei, di diverso tipo e comunemente impiegati nelle terapie intensive del Nord Italia per fronteggiare la pandemia in varie condizioni di ventilazione controllata ed assistita – che ha tagliato al testa al toro”. (Continua a leggere dopo la foto)

Meccanismi farraginosi e inefficaci. Passaggi di fase troppo lenti. Eccessivo ritardo di apertura della valvola inspiratoria. Risultato: “I ventilatori presentano caratteristiche hardware e software che di fatto ne rendono improponibile l’utilizzo in pazienti con insufficienza respiratoria”. Questo il resoconto che boccia definitivamente 484 ventilatori polmonari inviati in Piemonte nelle prime, terrificanti fasi della pandemia in Italia. L’epilogo devastante di una drammatica telenovelas sui macchinari adottati dall’allora commissario straordinario in piena emergenza sanitaria, finiti presto negli scantinati delle Asl perché giudicati inaffidabili dai responsabili delle rianimazioni. (Continua a leggere dopo la foto)

Apparecchi che avrebbero dovuto fare fronte a una realtà drammatica di contagi che risultò impossibile impiegare nelle terapie intensive e sub-intensive per un costo stimato, rimarca La Stampa, “di circa 10.000 euro ciascuno”. Si legge ancora: “A seguito delle analisi, in volume controllato e in pressione di supporto, i ventilatori finora inutilizzati, di cui gli stessi rianimatori diffidano, hanno confermato la loro inadeguatezza. In particolare, risultano statisticamente meno performanti ed erogano un volume corrente espiratorio inferiore alle altre macchine e ai parametri impostati. Non certo un dettaglio, considerato che un volume minuto basso può condurre ad una mancata eliminazione della CO2. Con conseguente affaticamento del paziente. Incremento di sforzo. E frequenza espiratoria fino all’esaurimento muscolare”.

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