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“Ho tre lauree e non faccio la cavia”. Il prof che dice No a vaccino e Green Pass

Pubblicato il 02/09/2021 10:18 - Aggiornato il 02/09/2021 11:36

Il prof Valentino Di Carlo dice No. 41 anni, tre lauree magistrali (Scienze politiche, Scienze filosofiche, Lettere moderne) e incarichi “da precario” negli istituti superiori di Lecco: “Vengo sballottato ogni anno da una scuola a un’altra. Vivo in difficoltà economica perché nella mia condizione sono tante le voci di stipendio che mancano. E all’interno di questa incertezza adesso ce ne è un’altra: il Green Pass”. Valentino, come racconta a Repubblica, ha deciso di non vaccinarsi. (Continua a leggere dopo la foto)

“Il punto non è vaccino no o vaccino sì – spiega -. Io sono a favore dei vaccini: quello che rasenta l’incostituzionalità è il fatto che si obblighi il lavoratore ad accedere al luogo di lavoro soltanto con il Green Pass. Vorrei vederci più chiaro e non fare la cavia: che poi sia utile vaccinare in questo momento storico per calmierare il contagio, Io capisco: però non mi si può chiedere un foglio per entrare al posto di lavoro. La mia scelta è una scelta attendista: massima fiducia nella scienza ma sicuramente l’evoluzione del lavoro fatto dagli scienziati sul vaccino ha bisogno ancora di qualche limatura”. (Continua a leggere dopo la foto)

Aggiunge ancora il prof. Valentino: “Una cosa Importante e che fa riflettere è come mai chi si è vaccinato abbia dovuto firmare liberatorie su ciò che si è fatto iniettare, che sgravano lo Stato da ogni responsabilità: ma in pandemia dovrebbe essere lo Stato a prendersi la responsabilità peri suoi cittadini e non lasciarli soli a scegliere”. (Continua a leggere dopo la foto)

Sul suo futuro in cattedra conclude il professore: “Non si può vietare il diritto di entrare al lavoro. I tamponi? Non capisco perché l’ipotesi di effettuare tamponi salivari e faringei gratuiti non viene presa in considerazione per tutelare chi è vaccinato e tutelare anche chi intende andare a lavorare senza dover necessariamente esibire la vaccinazione e il Green Pass, anche perché la vaccinazione non esclude la diffusione della malattia. E poi non c’è un minimo di collaborazione: è stato anche detto che i tamponi devono essere pagati dai docenti. Siamo alla follia, soprattutto peri precari: il tampone costa adesso 15 euro, ne devo fare tre a settimana per un totale di 45 euro a settimana. E solo per poter entrare nel posto di lavoro. Siamo l’unica categoria trattata così. Perché?”.

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