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Tamponi a pagamento e vaccino gratis, economisti e giuristi: “È danno erariale”

Pubblicato il 10/09/2021 10:38

Continua la polemica tra chi sostiene che come il vaccino è gratuito allo stesso modo debbano esserlo anche i tamponi, e chi invece si oppone. Il problema, però, è che la questione si sta facendo veramente seria, anche da un punto di vista giuridico e legale. Al contrario di quello che vogliono far sembrare i media allineati e che derubricano la questione a semplice pretesto da no-vax ignoranti. Sul tema, infatti, si stanno interrogando giuristi ed economisti, partendo da questa domanda più che logica: “Perché mai il vaccino, non obbligatorio, è gratis mentre i tamponi sono a pagamento? La Corte dei Conti non ha nulla da dire in tema di danno erariale?”. (Continua a leggere dopo la foto)

Gianfranco Ferroni, su Il Giornale d’Italia, spiega: “Sono temi al centro di discussioni all’interno di think-tank frequentati da economisti e giuristi liberali, ma in giro non ne sentirete parlare, per colpa della stampa mainstream interessata solamente alle faziosità politiche e al fascino tutto straniero del ‘green pass’, ovvero il certificato verde: invece si tratta di questioni da evidenziare, per chi ha a cuore le ormai dimenticate norme che dovrebbero esistere in una nazione che in teoria è democratica, inserita tra quelle che adottano il libero mercato. Il vaccino non obbligatorio che cosa è? Rientra tra le prestazioni di servizi e cure richieste volontariamente dal cittadino, che non a caso firma pile di fogli prima di far inserire l’ago nel suo braccio, dichiarando il suo stato di salute e assumendosi la responsabilità di quanto affermato, Prestazione che deve essere pagata, in quanto non obbligatoria, come il tampone. Invece, questo non succede: il vaccino è gratuito, il tampone si paga”. (Continua a leggere dopo la foto)

Continua Ferroni: “Una asimmetria perfetta, che viola tutte le leggi del mercato oltre che della logica. E qui entra il tema della magistratura contabile: siamo di fronte a un danno erariale, se lo Stato rinuncia a chiedere un corrispettivo in cambio della prestazione di un servizio. Dove il prezzo dovrebbe almeno coprire le spese sostenute per l’acquisto, quindi la distribuzione sul territorio nazionale, la conservazione nei frigoriferi fino all’iniezione finale nel corpo del contribuente, sempre mediata da figure professionali qualificate come medici e farmacisti, visto che non è possibile il ‘fai da te'”. (Continua a leggere dopo la foto)

Quale amministrazione eroga una prestazione senza farsi pagare? Conclude il ragionamento Ferroni: “Chi entra in un tribunale per un atto di volontaria giurisdizione, per esempio, versa diverse centinaia di euro, come minimo, per un diritto. Il tema è sostanziale, oltre che di forma, perché riguarda le casse dello Stato e il diritto amministrativo (e non solo). Ma in questi tempi tanti principi giuridici sono stati sospesi. Pardon, calpestati”.

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