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Vaccini, “dosi di AstraZeneca ai giovani dopo la morte di Camilla”. I dati choc che smentiscono i racconti ufficiali

Pubblicato il 11/05/2024 15:44 - Aggiornato il 11/05/2024 15:45

L’ex Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, negli ultimi giorni ha commentato il ritiro dal mercato del vaccino AstraZeneca Vaxzevria affermando che “da metà del 2021 quei vaccini non si usano più”. E che “dopo la mia circolare del 18 Giugno 2021, si limitava la possibilità di utilizzarlo solo a chi, sotto i 60 anni, aveva ricevuto la prima dose con AstraZeneca e voleva completare il ciclo”. Questo perché “i fenomeni tromboembolitici sono meno frequentemente osservati dopo la somministrazione della seconda dose”. Cioè, dopo la tragica scomparsa di Camilla Canepa non ci sarebbero più state somministrazioni nei giovani e negli Under 60. Ma un’inchiesta effettuata dl quotidiano La Verità smentisce questa ricostruzione. (continua dopo la foto)

“La morte di Camilla Canepa non fermò, come disposto da Cts e Ministero della Salute, le somministrazioni di AstraZeneca agli Under 60”, scrive Patrizia Floder Reitter, la giornalista del quotidiano diretto da Belpietro. “Dal 12 Giugno 2021 fino a dicembre, infatti, vennero inoculate 1.244 prime dosi, fra cui 44 a giovani tra i 12 e i 19 anni e 216 a soggetti tra i 20 e i 29 anni”. Cioè, le fasce più a rischio per l’effetto avverso fatale alla Canepa. Ma non basta. “Il vaccino anglosvedese che stroncò la giovane ligure”, scrive Reitter, “fu somministrato a go-go anche per i richiami: furono ben 339.650 persone che lo ricevettero come seconda dose”. Anche se i rischi erano minori con l’aumentare dell’età, per chi aveva meno di 60 anni esisteva la possibilità concreta di sviluppare una trombosi. (continua dopo la foto)

E la circolare del Ministero della Salute, datata 11 Giugno, recitava chiaramente che “il vaccino Vaxzevria viene somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni (ciclo completo)”. Invece ci furono altre 1.244 prime dosi somministrate ai giovani. Come mai i medici decisero di correre questo rischio? Nessuno vigilava su queste inoculazioni? E le 339.395 persone che ricevettero le seconde dosi del vaccino AstraZeneca dopo la circolare ministeriale che segnalava il pericolo, furono davvero informate correttamente del rischio, sia pure molto basso, di sviluppare trombosi dopo il decesso di Camilla? Sono domande lecite. Ma sinora senza risposta.