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“La verità su Moro è questa, e la Rai non la trasmette”. L’incredibile rivelazione: cosa accadde davvero

Pubblicato il 13/04/2023 12:17

Renzo Martinelli è un affermato regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. Si torna a parlare in questi giorni di un suo film del 2003, “Piazza delle cinque lune“, in cui aveva smontato il teorema su cui si fonda la verità ufficiale ancora oggi riconosciuta dallo Stato italiano come unica possibile, sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. Martinelli in quel lavoro dimostrò, però, che quella realtà è completamente diversa da quella “reale” ufficiale”. Il film prende il nome dalla piazza (delle cinque lune appunto) romana adiacente a piazza Navona dove si trova il palazzo in cui, dopo l’uccisione di Moro, s’incontrarono segretamente il giornalista Mino Pecorelli, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e il colonnello Antonio Varisco. Erano tutti alla spasmodica ricerca dell’originale del memoriale. Furono poi trucidati da sicari. Martinelli è tornato a parlarne in una intervista per La Verità. E ha rivelato alcune chicche formidabili dando una bella spallata alla Rai. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il film, detto per inciso, è l’unico, tra quelli fatti sul padre, che Maria Fida Moro, primogenita dello statista, riconosce per tensione verso la verità. Ma allora perché è anche l’unico che la Rai proprio non vuole trasmettere? Il film dimostra, tra le altre cose, che nell’agguato di via Fani le cose non andarono come riferito dalle Brigate rosse in tribunale. Racconta Martinelli a La Verità che all’inizio avevano programmato la messa in scena dell’agguato secondo la versione di Moretti e Morucci, il cui primo caposaldo è il doppio tamponamento. Moretti è alla guida di una 128 familiare bianca, all’altezza dello stop con via Stresa frena di colpo facendosi tamponare dalla 130 di Moro, a sua volta tamponata dall’Alfetta. Una tesi che le Br sostengono da 45 anni. Il secondo caposaldo è che dicono di aver sparato solo da sinistra e non potevano sparare da destra perché sarebbe stato fuoco incrociato. Invece… (Continua a leggere dopo la foto)
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Racconta Martinelli come hanno scoperto che questa dinamica era impossibile: “Quando a Cinecittà abbiamo provato l’agguato, lo stunt man che interpretava il povero maresciallo Leonardi, il caposcorta, salta fuori dalla macchina con una Colt 38 in pugno e dice a me che sono sulla palazzina a riprendere: ‘A Martiné, ma che sto a fa’, me sto a fa’ ammazza. Ce stanno quattro che arrivano da sinistra per sparà’, io so’ coperto dall’autista e je sparo’. Il ragionamento non fa una grinza”. A quel punto il regista chiama Sergio Flamigni in Senato e gli racconta la vera dinamica dell’agguato. Gli chiede di recuperare tutte le foto scattate in via Fani e il referto dell’autopsia del maresciallo Leonardi, seduto sul lato destro della 130. “Per nostra fortuna troviamo un paio di foto scattate da destra, le ingrandiamo e ci cascano le braccia. Tra la 128 di Moretti e la 130 di Moro c’è un metro di distanza, non c’è stato tamponamento”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Poi l’altra sorpresa dall’autopsia del maresciallo Leonardi. Racconta Martinelli: “Fu attinto da 9 colpi sparati dal marciapiede destro. Ma come? I brigatisti sostengono di aver sparato da sinistra. Quindi Moretti e Morucci mentono per coprire la vera dinamica dell’agguato”. Secondo Martinelli, dunque, “ci sono due professionisti, mai identificati, uno sulla destra e uno sulla sinistra, che si occupano del lavoro di fino, perché Moro doveva uscire vivo”. In via Fani si sparano 93 colpi, non un solo proiettile scalfisce Moro. “Questo attentato non può esser stato fatto solo dalle Br, perché non avevano esperienza di armi di quel tipo”, denuncia il regista. Chiede Roberto Faben: “Perché la nostra Repubblica non riconosce queste verità suffragate da prove?”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Martinelli: “Cosa mi successe dopo la proiezione del film”

Spiega Martinelli: “I brigatisti hanno barattato il silenzio con sconti di pena, sono tutti fuori, compreso Moretti, gente che ha avuto 4-5 ergastoli. È un atteggiamento ipocrita, perché tutti sanno che la verità ufficiale non coincide con quella storica. Fa comodo a tutti dire che sono stati loro. Non è andata così. Le Br erano eterodirette”. Secondo il regista il caso Moro non verrà mai riaperto perché il fatto che Moretti e Morucci mentano è la loro assicurazione sulla vita. E la polizza di quell’assicurazione è la tesi del doppio tamponamento e gli spari da sinistra. Poi Martinelli rivela cosa accadde dopo la prima proiezione del film (che la Rai non ha mai voluto mandare in onda e che rimase in sala solo 3 giorni): “La mattina trovo il mio ufficio a Roma sottosopra, finestre forzate, sembrava fosse passato un tornado, il dvd del film per terra… Una specie di avvertimento, possiamo farti molto male, mi hanno fatto spaventare molto… E poi telefonate alle 3-4 di notte, con il respiro di qualcuno…”. Invitiamo a leggere l’intervista completa su La Verità.

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