«C’è il rischio temibilissimo di un aumento esplosivo dell’immigrazione dall’Africa, da quei Paesi dipendenti da Russia e Ucraina per i rifornimenti di grano e mais. E il primo approdo è l’Italia». A lanciare l’allarme rosso è un sottosegretario del Governo Draghi. Presto il Belpaese si troverà ad affrontare un problema aggiuntivo di non poco conto.
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L’ammissione del Governo
Il monito arriva dalle stanze del Potere, il che dà l’idea di quanto sia delicata la situazione visto che simili ammissioni arrivano proprio da chi questo Paese lo sta governando: «Il nostro Paese in questo momento sta mostrando grande generosità nei confronti degli ucraini, con oltre 110.000 profughi accolti, di cui il 90% nelle reti parentali, famiglie italiane e ucraine, a loro spese. Ma non possiamo essere lasciati da soli a gestire un’ondata migratoria che si annuncia senza precedenti.
Sono molto preoccupato. Il problema va affrontato e risolto in sede europea. Se così non dovesse essere, come mi pare finora, allora ogni Paese sarà legittimato ad agire per conto proprio». Queste le parole di Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno, intervistato da La Verità.
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I numeri degli sbarchi
Ma quali sono i numeri degli sbarchi a oggi? «Siamo già ben oltre i 13.000 dall’inizio dell’anno. E negli ultimi giorni registriamo una intensificazione importante e allarmante degli arrivi che interessa, oltre alla Sicilia e a Lampedusa, il cui hotspot è nuovamente in una situazione di criticità, anche Puglia e Calabria. Pensiamo a Roccella Ionica, una delle realtà maggiormente toccate dagli sbarchi. I Paesi di provenienza quest’anno sono soprattutto Egitto, Tunisia, Bangladesh e Afghanistan. Molto preoccupante è la rotta del Mediterraneo orientale, ovvero dalla Turchia. Nel momento in cui il nostro Paese è impegnato ad accogliere l’immigrazione dei profughi ucraini, un incremento dei migranti da Sud rischia di generare tensioni sui territori e di essere difficilmente controllabile».
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Europa sorda e assente sull’immigrazione
Come al solito, l’Europa sembra essere totalmente assente e sorda su questo genere di dinamiche. «Manca al momento una risposta europea al problema. Non vedo la volontà delle istituzioni europee di mettervi mano. Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, da due anni in discussione a Bruxelles, mi sembra che non stia arrivando a nulla di positivo. I famosi rimpatri volontari, assistiti o forzati, non funzionano, e gli accordi bilaterali di partenariato con i Paesi di partenza e di transito, penso a Libia e Tunisia, con investimenti commerciali europei, sono a un punto morto». Insomma, l’Europa si rivela essere sempre la stessa: tutti uniti quando si tratta di sacrifici e ognuno per sé quando si parla di immigrazione.
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Tutto fermo
Anche l’accordo di Malta sembra essere finito in un impasse senza risvolti: «Il meccanismo della redistribuzione dei migranti, così come era partito con l’accordo del 2019, è sostanzialmente bloccato. Il migrante economico o climatico dovrebbe essere bloccato alla partenza, attraverso gli accordi di partenariato che l’Europa avrebbe dovuto fare e che finora non ha fatto, o dovrebbe essere rimpatriato in modo volontario o forzato. Tutto il peso delle migrazioni da Sud ricade sul nostro Paese. Ed è una situazione destinata ad aggravarsi e rischia di essere esplosiva a causa del conflitto ucraino e della carenza di approvvigionamento alimentare».
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Le previsioni sull’immigrazione per quest’anno
Ed eccoci al punto più critico, le previsioni di sbarchi entro la fine dell’anno: «In base ai flussi attuali, dovremmo arrivare a 80.000 arrivi. Ma con gli strascichi della pandemia, con 110.000 ucraini in accoglienza, con 7.000 afghani arrivati l’anno scorso e considerati i flussi dall’Africa spinti dai problemi alimentari, il sistema di inclusione non può che andare in difficoltà». Insomma, non la migliore delle prospettive per un Paese già pesantemente falcidiato dalla gestione governativa e dai risvolti delle sanzioni. La crisi economica è solo all’inizio e la gestione di simili flussi diventerà una vera gatta da pelare.
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