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Allarme tumori: “Ospedali in affanno”. Cosa sta succedendo in Italia: una cosa che non avremmo mai voluto vedere

Pubblicato il 03/11/2022 07:29

In questi giorni la solita narrazione a senso unico, quella che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi due anni, ci sta raccontando che l’aumento esponenziale di morti per “malori improvvisi”, infarti e ictus è dovuto al cambio orario, o addirittura al cambio di stagione. Ma non è tutto. Perché in queste ultime ore c’è un’altra notizia: quella dell’aumento esponenziale dei tumori e degli ospedali in affanno, soprattutto nel Lazio. Chissà se anche su questo fronte metteranno la scusa del cambio orario e del cambio di stagione? A segnalare il dramma è Il Messaggero: “Su interventi urgenti contro i tumori e le malattie cardiovascolari, il Lazio ancora deve risalire la china. La fotografia che fa l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, è di una lista d’attesa che pone Roma e le altre quattro province in fondo alla classifica. Sul fronte degli interventi ‘in classe A’ (quelli più urgenti), per le patologie cardiache, il Lazio è l’ultima regione italiana a rispettare i tempi di attesa di 30 giorni. Il dossier di ottobre dell’Agenzia, che fa riferimento ai dati del 2021, dice che in poco più di un caso su due nel settore pubblico (il 57,8%), si rispetta il tempo dell’operazione entro il mese. Anche sulle operazioni oncologiche la situazione non è delle migliori. Il rapporto Agenas mette il Lazio al dodicesimo posto in classifica: nel 68,5% dei casi il pubblico riesce a trovare un posto in sala operatoria entro i 30 giorni”. (Continua a leggere dopo la foto)

Ancora per quanto riguarda alcuni dati legati ai tumori e al loro trattamento nel Lazio emerge che “il rispetto dei tempi d’attesa per gli interventi oncologi urgenti nell’arco dei tre anni è migliorato solo dello 0,7%: una situazione peggiore rispetto a Regioni come Valle d’Aosta (19,3%), Abruzzo (14,5%), Toscana (13,4%), Lombardia (9,6%) e Sicilia (7,3%), che invece hanno fatto meglio, ma comunque è migliore rispetto ai cali che sono stati registrati nella Provincia autonoma di Trento (-25,4%), in Emilia-Romagna (-14,1%), in Piemonte (-10,7%), in Umbria (-6,1%) che però (a differenza del Lazio) partivano da situazioni nettamente migliori”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il lockdown imposto dal governo Conte a inizio pandemia ha bloccato buona parte della mobilità sanitaria interregionale e ciò è durato, a livello nazionale, ben oltre l’emergenza, con circa il 30% complessivo di calo della stessa mobilità. “Ciò non permette di realizzare un confronto delle variazioni rispetto agli anni precedenti. L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali fa anche una fotografia sull’indice di fuga per alcuni interventi oncologici verso altre regioni. Nel 25% dei casi di tumore all’esofago ci si va ad operare fuori dai confini del Lazio. Questo è vero anche per i tumori al pancreas (24,81%). Saldi negativi anche per il cancro della colecisti (14,79%), della tiroide (14%) e al cervello (11,71%)”.

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