La lotta ai “furbetti” dei bonus edilizi si fa sempre più serrata, mettendo in campo misure sempre più stringenti. Le banche e gli altri intermediari, terrorizzati dal poter incappare in qualche frode nella cessione dei crediti, ora chiedono ai clienti di supportare le loro pratiche con prove video o fotografiche certificate sulla reale consistenza dei lavori eseguiti. Nel frattempo, l’emendamento al DL Aiuti Bis ha riscritto la contestata norma sul Superbonus, restringendo la responsabilità in solido delle imprese nella cessione dei crediti edilizi solo «in presenza di concorso nella violazione nei casi di dolo e colpa grave».
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Come funzionerà il nuovo controllo
Preso atto della nuova richiesta, alcune società si sono già organizzate per fornire questo genere di servizio: basterà una persona che entra in cantiere e documenta attraverso il cellulare lo stato dei lavori, tramite una videocall o una connessione remota. Da parte sua, la società geolocalizza l’immobile per essere certi che sia quello oggetto della richiesta per l’agevolazione, certificandone la documentazione con tecnologia blockchain, ovvero l’infrastruttura digitale che sta alle spalle del Bitcoin. Nei cantieri il nervosismo per questa novità è palpabile. E c’è chi si appella già al diritto alla privacy. Effettivamente, entrare in un cantiere dove i lavori sono in corso e riprendere gli operai mentre sono all’opera potrebbe diventare un problema.
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L’advisor delle banche preme per le prove digitali
Come riporta il Corriere della Sera, ultima in ordine di tempo nel richiedere un aiuto al digitale, è la società di consulenza Deloitte, advisor di alcuni tra i più importanti istituti di credito. La compagnia, infatti, ha richiesto ai suoi clienti da questa settimana una video-asseverazione con un video nel quale il professionista, dopo essersi fatto riconoscere in volto, deve inquadrare l’immobile. Bisogna specificare che tale documento non viene richiesto dalla legge, «Ma agevola i controlli dell’Agenzia delle Entrate». Questa la replica di Deloitte via comunicato. Insomma, il «video dalla durata di circa due minuti» serve a tranquillizzare tutti davanti alle frodi, Stato, imprese, cessionari e professionisti. Considerato «che l’Agenzia delle Entrate sta procedendo ad un’alta percentuale dei controlli (dal 60% all’80% delle comunicazioni inviate) — conclude Deloitte — appare evidente come un breve video di spiegazione dell’intervento da parte del tecnico asseveratore non possa che agevolare le verifiche da parte della stessa Agenzia», ma anche per le banche, con un «beneficio sui tempi di monetizzazione».
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La rivolta dell’Oice e del Consiglio Nazionale degli Architetti
Ma non a tutti sta andando a genio la richiesta della Deloitte. L’Oice, l’Associazione delle società di ingegneria e architettura, aderente a Confindustria, ad esempio, si è unista alla protesta della Rete delle Professioni Tecniche. Il presidente dell’Associazione confindustriale, Giorgio Lupoi, si è così espresso sul merito: «invitiamo Deloitte ad un rapido ripensamento e ad avere un approccio verso il mondo delle professioni improntato a fiducia e soprattutto al rispetto visto che i tecnici operano in posizione di “sentinelle tecniche dello Stato” e per questo si assumono, con gli atti che sottoscrivono, grandi responsabilità». Anche il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha diffidato la società Deloitte «dal proseguire nell’iniziativa attivata sulla piattaforma “Deloitte banca e cessione del credito”».
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Le polemiche non si placano
Insomma, i professionisti del settore non ci stanno a diventare youtuber o fotografi, tanto più che, come evidenziato dall’Ordine degli architetti di Pisa, «il nostro non è il timbro di Hello Kitty, ma è necessario strumento di verifica dell’iscrizione all’Albo nonché di identificazione del professionista, a favore di chi riceve il documento firmato». Una questione, quella del Superbonus, che è destinata a suscitare polemiche per ancora un bel po’ di tempo.
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