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“La Francia dica la verità”. Strage di Ustica, l’inquietante ipotesi: “Quel missile che…”

Pubblicato il 26/06/2023 18:41 - Aggiornato il 26/06/2023 21:38

È dal 27 giugno 1980 che si attende di scoprire la verità sulla strage di Ustica, che ha cagionato 81 vittime, e chi ha provato a indagare è sempre andato a sbattere contro “Il muro di gomma”, come è il titolo del bel film che Marco Risi ha dedicato, nel 1991, alla intera vicenda. La teoria più accreditata, già da anni, è quella dell’errore militare sui cieli del Mediterraneo, ove era in corso una operazione segretissima. Infatti, addirittura Francesco Cossiga, ex presidente della Repubblica e all’epoca presidente del Consiglio, alcuni anni fa affermò dinanzi ai giudici del tribunale civile di Palermo che a tirare giù il DC-9 dell’Itavia fossero stati, evidentemente per errore, i militari alla guida dei caccia francesi. Ecco perché, su la Repubblica, Lirio Abbate scrive: “Nel cielo italiano la sera del 27 giugno 1980 era in corso uno scenario di guerra”. Cossiga sostenne pure, ed eravamo nel 2010, che il missile colpì l’aereo italiano, che da Bologna stava raggiungendo Palermo, per sbaglio e che il vero bersaglio fosse il Mig su cui volava il dittatore libico Gheddafi. Ora, gli avvocati Daniele Osnato e Alessandro Gamberini, che rappresentano i familiari delle vittime. Con le dichiarazioni di Cossiga è stata avviata l’inchiesta bis dalla procura di Roma, ancora aperta ma verso una richiesta di archiviazione, precisamente quello che gli avvocati Osnato e Gamberini intendono scongiurare. (Continua a leggere dopo la foto)
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Strage di Ustica, fu un missile

Aerei militari si incrociavano sul mar Tirreno decollando dalla base francese di Solenzara, in Corsica, e anche da una portaerei: queste circostanze risultano inoppugnabili perché il traffico è stato impresso dai radar, come gli inquirenti in questi anni hanno potuto verificare consultando i documenti desecretati di cui parleremo in seguito. Ci sono le tracce dei caccia, ci sono le rotte, ma non si riesce a identificare ufficialmente questo traffico sul cielo di Ustica. Le perizie hanno stabilito che l’aereo dell’Itavia è stato abbattuto dall’onda d’urto di un missile che è esploso a poca distanza dalla fusoliera. Sicché gli stessi periti hanno escluso la presenza di una bomba a bordo. E adesso gli avvocati chiedono che i “cugini” francesi facciano chiarezza. “Nessuna traccia di un ordigno interno. Basta pensare che l’asse dal water è stato trovato intatto in fondo al mare”, ha spiegato l’avvocato Gamberini. Quest’ultimo particolare non è affatto insignificante come potrebbe sembrare, giacché analizzando la frattura dell’aereo, “l’unico posto in cui poteva essere ipoteticamente sistemata la bomba”, ancora secondo gli esperti, era nella toilette posteriore vicino al motore destro. L’avvocato Osnato, dal canto suo, torna sullo strazio dei parenti delle vittime: “Oggi l’unica certezza che abbiamo è la negazione della verità. E nel frattempo i miei assistiti continuano a chiedere perché i loro figli o i loro familiari sono morti. Da chi sono stati uccisi?”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il punto sulla (quarantennale) inchiesta

Come nella migliore tradizione dei grandi misteri d’Italia, non sono mancati i tentativi di depistaggio, già nell’immediatezza dei fatti. I magistrati hanno ottenuto dall’Aise, la sigla che ha sostituito il Sismi, l’intelligence militare, la copia di 32 documenti classificati con il segreto di Stato, da poco tempo rimosso. Sono relativi agli anni tra il 1979 e il 1982, fuoriusciti dall’archivio di documenti che riguardano i rapporti fra il Sismi e l’Olp, ma della pista palestinese dietro la strage del DC-9 non si fa alcuna menzione, mentre all’epoca era data quasi per certa. I pm hanno interrogato alcuni avieri francesi, ed hanno avuto conferma che in quella base in Corsica la notte del 27 giugno ci fosse un ingente traffico aereo. “L’inchiesta bis ha il compito di tirare le fila”, dice l’avvocato Alessandro Gamberini, pertanto: “Attendiamo di leggere questa richiesta di archiviazione in cui speriamo si possa dare qualche elemento in più rispetto a quello che già conosciamo”.

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